La Francia e “La vie d’Adèle”

Cose da sapere sul film vincitore a Cannes, che racconta la storia d'amore tra due ragazze e arriva in un momento particolare per l'opinione pubblica francese

French actresses Lea Seydoux (L) and Adele Exarchopoulos embrace French-Tunisian director Abdellatif Kechiche (C) after he was awarded on May 26, 2013 with the Palme d'Or for the film "Blue is the Warmest Colour" during the closing ceremony of the 66th Cannes film festival in Cannes. AFP PHOTO / ALBERTO PIZZOLI (Photo credit should read ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)
French actresses Lea Seydoux (L) and Adele Exarchopoulos embrace French-Tunisian director Abdellatif Kechiche (C) after he was awarded on May 26, 2013 with the Palme d'Or for the film "Blue is the Warmest Colour" during the closing ceremony of the 66th Cannes film festival in Cannes. AFP PHOTO / ALBERTO PIZZOLI (Photo credit should read ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

Domenica 26 maggio si è concluso il sessantaseiesimo festival del cinema di Cannes: il premio più importante, la Palma d’oro, è stato assegnato al film La vie d’Adèle del regista franco-tunisino Abdellatif Kechiche, e alle due interpreti principali Adele Exarchopoulos e Lea Seydoux. La vie d’Adèle, che racconta la storia d’amore tra due ragazze, è ispirato a una graphic novel francese (inedita in Italia), “Le bleu est une couleur chaude” di Julie Maroh: è la prima volta che un film a tematica apertamente omosessuale vince il festival, ed è anche la prima volta di un film tratto da un’opera a fumetti.

La vie d’Adèle racconta – in quasi tre ore – due cose accadute nella vita della protagonista Adèle (interpretata da Adele Exarchopoulos), la cui storia si dipana lungo sette o otto anni. All’inizio Adèle è una liceale quindicenne di famiglia operaia che ama leggere e che da grande vorrebbe fare la maestra: nella tensione perenne della sua età verso l’amore e la scoperta del sesso vive la sua prima esperienza col coetaneo Thomas, che non va a buon fine, fino a provare a dare un bacio ad un’amica che però la respinge. Un giorno incontra una studentessa di Belle Arti più grande di lei e dai capelli blu, Emma (Lea Seydoux), che diventa per lei mentore e compagna e con cui inizia una relazione appassionata alla scoperta della propria sessualità.

Il regista Abdellatif Kechiche ha 52 anni, è nato a Tunisi ma è cittadino francese, ha partecipato per la prima volta quest’anno al festival di Cannes. Nel 2000 vinse il Leone d’oro a Venezia per la miglior opera prima con Tutta colpa di Voltaire; nel 2005 quattro premi César con La schivata; nel 2008 tre premi, tra cui quello speciale della giuria, con il film Cous cous di nuovo al festival di Venezia, dove nel 2010 presentò anche il film Venere nera. Il suo stile è abbastanza riconoscibile: lunghi piani sequenza, scene di vita quotidiana con dialoghi che sembrano improvvisati e un’attenzione molto particolare agli attori e all’esplorazione psicologica e fisica dei personaggi. Un’attitudine amplificata in quest’ultimo film, che già subito dopo la prima proiezione al festival aveva fatto parlare per le numerose e lunghe scene di sesso tra le due protagoniste, assolutamente necessarie secondo il regista per approfondire l’intensità del loro rapporto.

L’attrice Lea Seydoux, 27 anni, è già molto conosciuta in Francia e a livello internazionale (è comparsa, tra gli altri, in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino e Midnight in Paris di Woody Allen), mentre Adele Exarchopoulos ha 19 anni ed è quasi un’esordiente: a proposito della prima proiezione ha detto di essere molto in imbarazzo per il fatto che suo padre fosse lì «ma allo stesso tempo volevo che ci fosse».

La loro interpretazione è stata premiata al pari del film, per scelta di Steven Spielberg e della giuria che presiedeva, che ha spiegato di aver voluto assegnare il premio eccezionalmente a tre persone per lo stesso film perché si tratta di «una grande storia d’amore, e per noi è un privilegio vederla nascere e tramontare. (…) Come giurati siamo rimasti stregati da queste attrici formidabili, e il fatto che negli Stati Uniti il film potrebbe essere censurato non poteva né doveva diventare un criterio del nostro giudizio. Al contrario, spero che questo film possa esser visto ovunque».

Il clamore intorno alla vittoria del film, com’era prevedibile, è stato amplificato anche per la particolare situazione politica in cui si trova la Francia in questo momento: il film è stato premiato nello stesso giorno in cui a Parigi sfilavano migliaia di persone nell’ennesima manifestazione contro la legge che ha legalizzato i matrimoni e le adozioni da parte delle coppie gay, e a pochi giorni dal suicidio dello scrittore e attivista di estrema destra Antoine Lerougetel dentro la cattedrale di Notre-Dame. Kechiche era consapevole che il film sarebbe stato messo al centro del dibattito sui diritti degli omosessuali, ma ha più volte dichiarato di non aver voluto realizzare qualcosa di politico bensì “un film libero e non militante”.

Il presidente francese François Hollande ha detto che la Palma d’oro ha premiato «il talento delle attrici, la libertà del regista, la sua audacia e la fiducia che nutre nei confronti della gioventù». E infatti il regista ha dedicato la vittoria «a questa bella gioventù di Francia che mi ha insegnato molto riguardo lo spirito di libertà», così come a un’altra gioventù, «quella della rivoluzione tunisina, per la loro aspirazione a vivere liberamente e ad amare liberamente». La stessa Radio Vaticana ha definito La vie d’Adèle «un’esplorazione, sincera e sentita, della passione femminile, della formazione di un’identità, di un’educazione sentimentale». Il film, che è una coproduzione francese, spagnola e tedesca, uscirà negli Stati Uniti (dove ancora non si è parlato di censure) e sarà distribuito in Italia dalla Lucky Red, anche se non c’è ancora una data di uscita.