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  • Mercoledì 13 marzo 2013

Chi è papa Francesco

Jorge Mario Bergoglio è considerato un "moderato", ma senza esagerare, ed è stato chiamato a testimoniare in tre processi delicati in Argentina

Jorge Mario Bergoglio è stato eletto oggi 266esimo Papa della Chiesa Cattolica. Bergoglio è nato il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, in Argentina, il primo di cinque figli di una famiglia di origine italiana (piemontese, per la precisione; suo padre lavorava nelle ferrovie). È entrato nella Compagnia di Gesù nel 1958, a 22 anni e ha studiato chimica oltre a filosofia e teologia. Parla bene l’italiano, oltre allo spagnolo e al tedesco.

È stato ordinato sacerdote nel 1969, ottenendo nel corso degli anni posizioni importanti nell’ordine gesuita, poi nel clero argentino e parallelamente in diverse Congregazioni della Curia romana (semplificando, i vari “ministeri” in cui è organizzata la Chiesa Cattolica). Fu nominato arcivescovo di Buenos Aires nel 1998 e poi cardinale da Giovanni Paolo II il 21 febbraio 2001. Con circa 480 milioni di fedeli, l’America Latina è il continente con il maggior numero dei cattolici nel mondo (circa il 40 per cento) anche se prima di oggi non aveva mai espresso un pontefice (d’altra parte solo il 17 per cento dei cardinali elettori era latinoamericano).

Che cosa pensa Bergoglio
Per quanto riguarda le sue convinzioni, Bergoglio è considerato nel complesso un “moderato”: non apertamente progressista – dal punto di vista della dottrina religiosa è anzi piuttosto conservatore – ma ha sempre dimostrato una particolare attenzione ai temi sociali. È conosciuto, per esempio, per i suoi richiami alla povertà, come è testimoniato anche dal nome che ha scelto: quando fu nominato cardinale, Bergoglio persuase centinaia di argentini a non accompagnarlo nelle celebrazioni a Roma, e a dare il denaro dei biglietti aerei ai poveri. Nel 2001 fece un gesto eclatante come baciare i piedi di alcuni malati di AIDS in ospedale. Infine, è molto attento al dialogo interreligioso: un anno fa ha pubblicato un libro, Sobre el cielo y la tierra, scritto insieme al rabbino argentino Abraham Skorka.

Alcune di queste cose si sono viste subito, dalla relativa “novità” del suo primo discorso da Papa: poco distaccato e molto diretto, con un forte richiamo alla preghiera e un’insistenza inedita sul ruolo del Papa come vescovo di Roma.

In questo video del settembre 2011, Bergoglio parla dei problemi delle condizioni di vita in parte della popolazione di Buenos Aires, in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento sessuale e la tratta di essere umani. Bergoglio dice: «La schiavitù non è stata abolita in questa città, è all’ordine del giorno in diverse forme. È strutturale».

Anche le aperture sui temi sociali sono comunque da contestualizzare: negli anni Settanta, mentre in tutto il Sudamerica c’era un dibattito accesissimo sulla cosiddetta “teologia della liberazione”, Bergoglio si era dimesso da una importante posizione nei gesuiti perché non condivideva le aperture dei più importanti membri dell’ordine. La teologia della liberazione era un’interpretazione del messaggio cristiano particolarmente aperta ai temi dell’emancipazione sociale e con un messaggio, semplificando all’estremo, “rivoluzionario”.

I gesuiti, anche a causa delle loro aperture, vennero molto ridimensionati dalla Chiesa di Roma (molto attivo in questo senso fu Giovanni Paolo II): il gesuita Bergoglio appoggiava la linea più “romana” e quindi conservatrice nel dibattito. Ci si può aspettare, però, una particolare attenzione all’aspetto della povertà anche durante il suo pontificato, e sarà interessante vedere che cosa succederà nella gestione dello IOR – la banca vaticana – da molto tempo al centro di scandali finanziari e tuttora in un periodo molto turbolento. Un altro particolare, a proposito di povertà: la croce che portava al collo e con cui si è presentato ai fedeli era probabilmente di legno.

Bergoglio è conosciuto comunque per avere modernizzato la Chiesa argentina, che nei decenni passati era stata tra le più conservatrici dell’America Latina, e per aver mantenuto sempre un basso profilo nella gerarchia ecclesiastica argentina. A Buenos Aires non ha mai vissuto nell’elegante dimora ecclesiastica ma ha sempre preferito una stanza molto semplice, riscaldata in inverno da una piccola stufa. Per anni si mosse con i trasporti pubblici per Buenos Aires per avere diretto contatto con i poveri della città. Nel corso del tempo Bergoglio ha rallentato molto la sua attività con i poveri, sia per l’età che per l’asportazione di un polmone a seguito di una grave infezione che lo colpì durante l’adolescenza.

Nella prossima pagina: i tre processi in cui Bergoglio è stato chiamato a testimoniare

Bergoglio si scontrò con la presidente argentina Cristina Kirchner su alcune questioni, tra cui la legalizzazione dei matrimoni gay, la distribuzione di anticoncezionali e l’inseminazione artificiale gratuita. Quando Bergoglio sostenne che le adozioni dei bambini da parte di coppie omosessuali erano discriminatorie, la Kirchner disse che la sua affermazione era di stampo “medievale”, tipica dell’epoca dell’Inquisizione. Bergoglio è stato anche un deciso oppositore della decisione di legalizzare i matrimoni gay presa dal governo argentino nel 2010, dicendo che “i bambini hanno bisogno del diritto di essere cresciuti ed educati da un padre e da una madre” (ad ogni modo, Kirchner non sembra essersela presa e ha twittato poco dopo la nomina una lettera di felicitazioni).

Altri lo accusano di non essersi opposto pubblicamente alla dittatura militare che guidò l’Argentina tra il 1976 e il 1983, in linea però con la posizione del clero argentino. Durante i sette anni della dittatura, moltissimi argentini denunciarono ai sacerdoti – in alcuni casi sottoposti a Bergoglio, in quanto leader dell’ordine gesuita argentino – sequestri e torture subiti per mano del regime militare; senza però, a detta loro, ricevere l’aiuto e la protezione richiesti. In tre casi Bergoglio è stato chiamato a testimoniare, come diremo tra poco.

Secondo il suo biografo ufficiale Sergio Rubin (che ha scritto El jesuita), molte critiche a Bergoglio sono ingiustificate: Rubin ha detto che Bergoglio non è un progressista, e nemmeno un teologo della liberazione, ma per esempio ha criticato in diverse occasioni il Fondo Monetario Internazionale e le politiche neoliberiste.

Per aggiungere una nota leggera, Bergoglio è conosciuto per essere anche un tifoso di calcio fin da bambino: precisamente della squadra del San Lorenzo (detta el Ciclón) quella del quartiere Boedo. Nel 2008 celebrò anche la messa per il centenario del club, di cui ha ricevuto la tessera sociale e una maglietta.

È il primo papa sudamericano (il terzo consecutivo non italiano), il primo gesuita e il primo che ha scelto il nome Francesco. In occasione dell’ultimo conclave, quello del 2005, Jorge Bergoglio faceva parte del Conclave ed era lui stesso tra i papabili: prese fino a un massimo di 40 voti – 26 nell’ultima votazione, pare – e fu considerato l’alternativa “progressista” più consistente alla candidatura di Ratzinger. Questa volta, invece, non era considerato tra i favoriti e non era incluso in quasi nessuna delle liste dei “papabili”.

I processi
Nel maggio del 2011, i quotidiani argentini scrissero che il cardinale Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires, era stato chiamato a testimoniare in un processo che riguardava uno dei casi più drammatici della storia recente argentina: quello del rapimento di figli dei desaparecidos durante gli anni della dittatura militare. Già nel 2005, pochi giorni prima dell’inizio del Conclave che elesse Ratzinger, arrivò la notizia che contro Bergoglio era stata presentata una denuncia per complicità in un processo per la sparizione di due religiosi (ci torniamo).

Il processo era promosso da una fazione – ce ne sono diverse e di diversi orientamenti, anche nei rapporti con il governo e nelle convinzioni politiche – delle celebri Madri di Plaza de Mayo. Gli imputati, tra gli altri, erano i generali-dittatori argentini Videla e Bignone. Secondo l’art. 250 del Codice di procedura penale argentino, le massime autorità dello Stato e della Chiesa possono non presentarsi in tribunale ed essere interrogate nella loro residenza ufficiale o presentare una dichiarazione scritta. Non ci sono tracce però di una risposta di qualche tipo di Bergoglio in questo processo (a differenza di quello che è successo in altri casi: ci torniamo tra poco).

Bergoglio era stato chiamato a testimoniare sulla base della testimonianza di una donna, Estela de la Cuadra, che disse di essersi rivolta a Bergoglio, allora superiore provinciale dei gesuiti, perché lo aiutasse nella ricerca di una nipote che era nata in un centro clandestino di detenzione. Secondo la testimonianza, il sacerdote gesuita avrebbe consegnato una lettera a monsignor Mario Picchi, vescovo ausiliario di La Plata (vicino a Buenos Aires) e poi capo della diocesi di Venado Tuerto, ma le ricerche non avevano avuto successo.

Ma non è stata l’unica volta che Bergoglio è stato coinvolto in cause legali molto spinose per la storia recente argentina. La prima volta fu nel novembre 2010, quando venne interrogato per quattro ore nel palazzo dell’Arcivescovado: il processo era quello per i fatti della ESMA, una caserma nel centro di Buenos Aires che durante gli anni della dittatura fu uno dei maggiori centri di tortura e di reclusione segreta dei detenuti politici. Il processo era quello per il sequestro e la sparizione di due gesuiti, Orlando Yorio e Francisco Jalics, poco dopo l’inizio della dittatura militare del 1976.

Infine, nell’aprile 2011, un tribunale di Parigi richiese che Bergoglio fosse sentito come testimone nel processo per l’uccisione del sacerdote di origini francesi Gabriel Longueville, sequestrato e ucciso nell’agosto 1976. Anche in questo caso, non ci sono notizie su un’eventuale testimonianza di Bergoglio davanti ai giudici francesi: la richiesta sembra non aver (ancora) avuto seguito presso la giustizia argentina.

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