La folla per Grillo a Torino

Le 30mila persone riunite sabato in piazza Castello "sono una svolta", scrive Marco Imarisio sul Corriere

Marco Imarisio sul Corriere della Sera di oggi spiega perché l’affollato comizio di Beppe Grillo il 16 febbraio a Torino “è una svolta”.

Alla fine siamo dovuti tornare al Sessantotto, fatidico per definizione. Un sabato di fine marzo, Giancarlo Pajetta sul palco contro la guerra americana in Vietnam e un mare di gente sotto di lui, un bagno di folla buono per la propaganda, finito subito sulla prima pagina de L’Unità del giorno seguente.

La foto di Beppe Grillo e dei trentamila in piazza Castello a Torino evocava una sensazione di già visto, ma così lontana negli anni da risultare mitologica e incerta al tempo stesso. Quello scatto, e quei numeri, hanno destato una forte impressione, sui social media e non solo. Con molte buone ragioni, perché l’ultimo trionfo personale di Grillo segna la rottura di un altro argine, nella politica che vive di simboli.

Appena a Natale sembrava finito. La dura reazione alla rivolta dei grillini emiliani aveva fatto emergere indubbie contraddizioni e annullato pretese di diversità rispetto al resto dell’offerta politica. A metà gennaio è cominciato lo Tsunami tour. Come già avvenuto per le comunali a Parma e per le regionali in Sicilia, la piazza ha fatto da trampolino, gli ha ridato slancio. Tutto è nuovamente cambiato, anche se in molti hanno fatto finta di niente. Sul suo blog, Grillo pubblicava foto di piazze piene, quasi sempre in località di provincia, accompagnate dalla dicitura ironica «non c’è nessuno». Nell’ultimo mese questa nuova sottovalutazione collettiva del suo movimento gli ha parecchio giovato. Ma Torino è una svolta.

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