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  • Mercoledì 21 novembre 2012

Sugli aiuti alla Grecia manca ancora l’accordo

Sono in ballo prestiti per 44 miliardi di euro e le posizioni dei paesi europei sembrano inconciliabili

Ieri una riunione dei ministri delle finanze dell’Unione Europea non è riuscita a trovare un accordo finale sul prossimo pacchetto da 44 miliardi di euro di aiuti finanziari alla Grecia, di cui si parla ormai da alcuni mesi. La riunione è durata oltre 12 ore, fino alle prime ore di mercoledì. I ministri delle finanze dell’Unione Europea si incontreranno nuovamente il prossimo 26 novembre per discutere la questione.

Il primo ministro greco Antonis Samaras ha reagito con durezza, dicendo che «la Grecia ha fatto quello che doveva» e che «i nostri alleati e il Fondo Monetario Internazionale devono anche loro fare quello che hanno promesso. Le difficoltà tecniche nel trovare una soluzione non giustificano la negligenza o i rinvii».

La questione alla base è molto semplice: se vuole avere qualche speranza di riprendersi, la Grecia ha bisogno che le istituzioni internazionali trovino il modo di ridurre il suo enorme debito pubblico attuale. Le divisioni sono emerse sui modi per farlo: c’è una grande resistenza nell’intervenire direttamente sui valori nominali (le cifre da restituire, in concreto) ma una soluzione più condivisa potrebbe essere quella di aumentare i termini entro cui i prestiti andranno rimborsati, ad esempio facendo passare i titoli di stato a 15 anni a una scadenza di 30. Alcuni paesi, tra cui la Germania, si sono opposti alla possibilità di ridurre i tassi di interesse dovuti su quei prestiti.

Angela Merkel ha ripetuto che un taglio dei valori nominali è una cosa al momento neppure in discussione, come la possibilità di prestare altri soldi oltre al piano pluriennale da 173 miliardi di euro di cui si sta discutendo una rata (che tra l’altro è il secondo prestito internazionale destinato alla Grecia).

Tuttavia, nel primo pomeriggio di oggi, a riunione ormai conclusa, è arrivata la notizia che la Germania ha accettato di abbassare i tassi di interesse sui prestiti al governo greco, una mossa che potrebbe facilitare molto il raggiungimento di un accordo.

Dall’altro lato ci sono anche le resistenze del Fondo Monetario Internazionale a concedere ulteriori finanziamenti: una buona notizia per la Grecia è però venuta quando il FMI ha concesso al paese di non insistere sull’obiettivo che il deficit sia ridotto al 120 per cento del PIL entro il 2020, un punto su cui in precedenza era sembrato irremovibile.

Quell’obiettivo è irraggiungibile senza che sia ridotto in qualche modo l’attuale debito pubblico greco: al momento, le previsioni dicono che il debito pubblico greco raggiungerà il 190 per cento del Prodotto Interno Lordo entro il 2014.

Nel frattempo, il 22 e 23 novembre si terrà a Bruxelles una riunione straordinaria del Consiglio europeo, l’organo dell’Unione Europea formato dai capi di governo dei paesi membri. Il tema principale sarà il quadro finanziario pluriennale dell’UE (QFP o multiannual financial framework, MFF) per gli anni 2014-2020.

Il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, vuole spingere per un’approvazione nel corso della riunione o entro tempi brevissimi – non lascerà ripartire i capi di governo senza un accordo, ha minacciato – ma deve resistere alle spinte di molti paesi membri che vorrebbero una forte riduzione del bilancio previsto dal QFP: Germania e Regno Unito prima di tutto, mentre i paesi dell’Europa meridionale insistono perché non vengano tolti finanziamenti ai progetti per sostenere la crescita economica.

Al momento le posizioni sembrano inconciliabili e sembra prevalere il pessimismo: il blog sull’UE del Wall Street Journal ha intitolato il suo articolo sul tema, pochi giorni fa, «Tutto pronto per una gran rissa sul bilancio». Pochi giorni fa c’era stato un altro fallimento dei negoziati europei su questioni di bilancio, in questo caso quello del 2013.

Foto: LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images