Quattro finanziarie a confronto

Che cosa stanno discutendo in questi giorni i parlamenti di Italia, Francia, Spagna e Portogallo

di francesco marinelli

FRANKFURT AM MAIN, GERMANY – JUNE 21: A Euro logo stands in front of the headquarters of the European Central Bank (ECB) on June 21, 2011 in Frankfurt am Main, Germany. Eurozone finance ministers are currently seeking to find a solution to Greece’s pressing debt problems, including the prospect of the country’s inability to meet its financial obligations unless it gets a fresh, multi-billion Euro loan by July 1. Greece’s increasing tilt towards bankruptcy is rattling worldwide financial markets, and leading economists warn that bankruptcy would endanger the stability of the Euro and have dire global consequences. (Photo by Ralph Orlowski/Getty Images)

FRANKFURT AM MAIN, GERMANY – JUNE 21: A Euro logo stands in front of the headquarters of the European Central Bank (ECB) on June 21, 2011 in Frankfurt am Main, Germany. Eurozone finance ministers are currently seeking to find a solution to Greece’s pressing debt problems, including the prospect of the country’s inability to meet its financial obligations unless it gets a fresh, multi-billion Euro loan by July 1. Greece’s increasing tilt towards bankruptcy is rattling worldwide financial markets, and leading economists warn that bankruptcy would endanger the stability of the Euro and have dire global consequences. (Photo by Ralph Orlowski/Getty Images)

Italia, Francia, Spagna e Portogallo hanno approvato in questi ultimi mesi le leggi finanziarie per il 2013, che ora sono in mano ai rispettivi parlamenti per eventuali modifiche. Tutti e quattro i provvedimenti sono incentrati su due punti principali: l’aumento delle tasse (soprattutto sui redditi delle persone fisiche e l’IVA, l’imposta sul valore aggiunto) e i tagli alla spesa pubblica. Un altro aspetto comune a Italia, Francia e Portogallo è l’introduzione della Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie, pur con delle differenze tra paese e paese. Complessivamente, le leggi finanziarie dei quattro paesi valgono 87 miliardi di euro, lo 0,9 per cento del Prodotto interno lordo dei paesi dell’Eurozona. E tutte hanno lo stesso obiettivo: il pareggio di bilancio “strutturale” (la parità tra le uscite finanziarie dello Stato e le entrate) stabilito dalla Commisione Europea.

Italia
L’Italia ha approvato la legge di stabilità il 10 ottobre scorso, per la previsione di bilancio del 2013 e per il bilancio del triennio 2013-2015. In totale il provvedimento vale 11,6 miliardi di euro ed è composto per il 66,6 per cento dall’aumento delle tasse e dal 33,3 per cento da tagli alla spesa. Una delle misure più importanti è la riduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) di un punto percentuale per le categorie di reddito tra 0 e 15 mila euro e tra 15 mila e 28 mila euro. Per questi due scaglioni, le aliquote passano rispettivamente dal 23 al 22 per cento e dal 27 al 26 per cento. Inoltre con la nuova legge il governo vuole dimezzare l’aumento dell’IVA previsto per il prossimo luglio: l’imposta sul valore aggiunto dovrebbe quindi passare dal 10 all’11 per cento e dal 21 al 22 per cento. È previsto inoltre il riordino delle agevolazioni fiscali, uno dei temi più discussi dalla politica italiana negli ultimi tempi: è stata stabilita una franchigia di 250 euro per alcune tipologie di deduzioni, mentre il tetto massimo di detraibilità per l’IRPEF è stato fissato a tremila euro. Per quanto riguarda i tagli alla spesa, saranno bloccati gli stipendi dei dipendenti pubblici fino al 2014, saranno diminuiti i trasferimenti agli enti locali e sarà tagliato un miliardo di euro al Fondo sanitario nazionale. Per l’anno prossimo il governo ha previsto che il rapporto tra deficit e PIL dovrebbe raggiungere il pareggio strutturale: il PIL dovrebbe scendere dello 0,2 per cento, mentre il rapporto tra debito e PIL sarà del 127,1 per cento.

Francia
Il piano di misure economiche approvato dal governo francese vale 30 miliardi di euro: 20 miliardi di nuove tasse, soprattutto per i redditi più alti e le grandi imprese (il 66,6 per cento del totale) e tagli alla spesa pubblica, per 10 miliardi di euro che riguardano per la maggior parte le spese per la difesa e quelle per gli enti locali (il 33,3 per cento del totale). Anche per la Francia l’obiettivo è portare il deficit al 3 per cento del PIL, come previsto dal Patto di stabilità dell’Unione Europea. Per quanto riguarda l’imposta sui redditi superiori a 150mila euro, l’aliquota passa dal 41 al 45 per cento ed è stata stabilita anche una “imposta di solidarietà” temporanea del 75 per cento sui redditi superiori a un milione di euro. Anche in Francia gli stipendi pubblici saranno bloccati e ci sarà una diminuzione del 5 per cento per le spese di funzionamento della pubblica amministrazione. Per quanto riguarda le grandi aziende, le deduzioni fiscali avranno un tetto massimo dell’85 per cento. Il governo ha previsto per l’anno prossimo un PIL in crescita dello 0,8 per cento e il rapporto tra debito e PIL del 91,3 per cento.

Spagna
La legge finanziaria spagnola è quella più pesante: 40 miliardi di euro, con l’obiettivo di portare il rapporto tra deficit e PIL al 4,5 per cento come concordato con la Commissione Europea, che ha concesso alla Spagna un anno in più per arrivare al 3 per cento. Le misure principali decise dal governo spagnolo riguardano l’aumento dell’IVA (dal 18 per cento al 21 per cento) e il taglio della spesa pubblica (58 per cento), mentre gli aumenti delle tasse riguardano il 42 per cento. È stata introdotta anche una nuova imposta: sulle vincite alla lotteria superiori a 2.500 euro si dovrà versare allo Stato il 20 per cento. La spesa per i ministeri sarà ridotta dell’8,9 per cento e saranno bloccati gli stipendi pubblici, con il taglio delle ferie e della tredicesima. Il principale problema della Spagna rimane però la spesa per interessi, che ha già annullato gran parte delle misure precedenti. Per l’anno prossimo è previsto che il PIL scenda dello 0,5 per cento e il rapporto tra debito e PIL sia dell’87 per cento.

Portogallo
Il progetto di bilancio presentato dal governo del Portogallo per il prossimo anno è uno dei più restrittivi della storia recente del paese, giustificato anche dalla necessità di mantenere gli impegni presi con l’Unione Europea. Nel 2011 il Portogallo aveva richiesto aiuti finanziari per 78 miliardi di euro per evitare la bancarotta, tramite un accordo con l’Unione Europea, la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale con lo scopo di portare il deficit al 3 per cento nel 2013. La legge finanziaria del Portogallo per il 2013 vale 5,3 miliardi di euro ed è basata per l’80 per cento sull’aumento delle tasse: gli scaglioni di reddito sono stati ridotti da otto a cinque e il tasso marginale medio sui redditi delle persone fisiche sale dal 9,8 per cento al 13,2 per cento. Inoltre, è stata introdotta anche una tassa straordinaria del 4 per cento per tutti i redditi più alti rispetto al salario minimo, mentre per i redditi da capitale l’aliquota è stata alzata dal 25 per cento al 28 per cento. Per quanto riguarda i tagli alla spesa pubblica, i dipendenti pubblici (che sono 600 mila) saranno ridotti del 2 per cento e non riceveranno la tredicesima. Il governo portoghese ha previsto per l’anno prossimo che il PIL scenda dell’1 per cento e il rapporto tra debito e PIL sia del 120 per cento.

Foto: Ralph Orlowski/Getty Images