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  • Mercoledì 24 ottobre 2012

Gli scontri a Panama per la zona franca

Tre persone sono morte nelle proteste contro una nuova legge per mettere in vendita i terreni all'ingresso del canale, dove ci sono grandi agevolazioni fiscali

Tre persone sono morte negli ultimi cinque giorni nella città di Colón, a Panama, a causa degli scontri violenti tra i residenti e le forze dell’ordine per una legge approvata venerdì scorso. Prevede la vendita di terreni statali nella zona franca di Colón e gli abitanti nell’area sostengono che il provvedimento danneggerà l’occupazione e i redditi. Già venerdì, quando la legge era stata approvata dall’Assemblea Nazionale e firmata dal presidente della Repubblica, c’erano stati scontri molto violenti, che avevano portato alla morte di un bambino, colpito allo stomaco da un proiettile.

Dopo aver scritto in un precedente messaggio che «dialogando si sistema tutto», il presidente del paese Ricardo Martinelli – che è in visita ufficiale in Giappone – ha scritto su Twitter che «se il popolo di Colón non lo vuole», il piano di vendita sarà cancellato e che i proventi degli affitti commerciali andranno «al 100 per cento a Colón».

 

La zona franca di Colón è la più grande dell’America Latina (4,5 chilometri quadrati, la seconda nel mondo dietro Hong Kong) e si trova all’ingresso del Canale di Panama che dà sull’Oceano Atlantico. Al suo interno sono in vigore grandi facilitazioni fiscali, grazie alle quali operano migliaia di società straniere per l’import-export di merci, servendosi per lo più delle navi da trasporto. Fino a oggi, le società affittavano il terreno dallo stato panamense, mentre con la nuova legge era stata prevista la vendita dei terreni: il governo stimava di ricavare circa 2 miliardi di dollari nei prossimi 20 anni, di cui solo il 35 per cento sarebbe andato in un fondo per le attività sociali gestito dalle autorità di Colón, mentre il resto sarebbe stato destinato alle casse statali.

Nonostante la grande crescita economica di Panama negli ultimi anni, la zona di Colón ha problemi di povertà e criminalità, e centinaia di residenti hanno protestato dicendo che le vendite avrebbero pesantemente danneggiato i posti di lavoro (attualmente, con i terreni in affitto, le società ricevono sconti fiscali ulteriori a seconda del numero di panamensi che impiegano). Chiedono invece che il governo alzi i canoni di affitto per le società straniere e che i fondi ottenuti vengano reinvestiti in piani di sviluppo per la zona. Gli oppositori alla legge sono i sindacati, diverse associazioni e la Camera di Commercio locale, che ha proclamato uno sciopero di tre giorni contro la legge.

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