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  • Sabato 23 giugno 2012

Le udienze del processo Breivik

Adriano Sofri racconta su Repubblica che cosa succede nel tribunale di Oslo dove è imputato l'autore della strage di Utøya

Accused Norwegian Anders Behring Breivik gestures between his defence team Vibeke Hein Baera, left, and Odd Ivar Groen, at the courtroom, in Oslo, Norway, Wednesday April 18, 2012. Breivik has five days to explain why he detonated a bomb outside government headquarters in Oslo, killing eight people, then drove to a nearby resort island, where he massacred 69 others at a summer youth camp run by the governing Labor Party. (AP Photo/Lise Aserud/Scanpix Norway/POOL)
Accused Norwegian Anders Behring Breivik gestures between his defence team Vibeke Hein Baera, left, and Odd Ivar Groen, at the courtroom, in Oslo, Norway, Wednesday April 18, 2012. Breivik has five days to explain why he detonated a bomb outside government headquarters in Oslo, killing eight people, then drove to a nearby resort island, where he massacred 69 others at a summer youth camp run by the governing Labor Party. (AP Photo/Lise Aserud/Scanpix Norway/POOL)

Adriano Sofri racconta oggi su Repubblica che cosa succede nelle udienze del processo ad Anders Breivik, 33 anni, autore dell’attentato esplosivo a Oslo e della strage sull’isola di Utøya del 22 luglio 2011.

L’aula del processo a Breivik è piccola e raccolta, non c’è barriera a separare l’imputato, i testimoni siedono a due passi da lui. Anche gli scampati. Per alcuni è la seconda volta. Tonje Brenna, 24 anni: «Sentivo l’odore della polvere da sparo. Sparava, rideva e gridava di gioia». Husein Kazemi, afgano di Herat, 20 anni: «I nostri sguardi si incrociarono. Era vicinissimo». Si buttò in acqua, benché non sapesse nuotare, l’acqua era rossa. Fu colpito tre volte. Anche Mohammed Hadi Hamed, 21 anni, ha sentito l’odore della polvere e della carne bruciata del cadavere che gli è caduto addosso, e ha pensato di essere tornato nel suo Iraq, «perché una cosa così è impossibile in Norvegia». Ora gli è seduto accanto, mutilato di un braccio e una gamba. Storie così, centinaia. Come l’adolescente ceceno che chiama al cellulare il padre, e lui gli dice che devono reagire, e raccolgono delle pietre, lui un compagno ceceno e un altro e vanno contro Breivik. Siedo nell’aula così intima mentre gli psichiatri si danno battaglia, e la signora Wenche Arntzen, 53 anni, non ha mai bisogno di alzare la voce.

Nemmeno per ammonire Breivik che spiega alla pubblica accusatrice che lei è bionda e attraente e per proteggere la sua razza lui ha dovuto trucidare quelle 77 persone. Il tribunale ha proibito le trasmissioni dei suoi interventi, ma gli permette di commentare testimoni e periti.

(continua a leggere sulla rassegna stampa della Camera)

La Norvegia raccontata, 21 giugno 2012