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  • Sabato 28 aprile 2012

L’intervista di DSK al Guardian

È la prima dal caso dell'hotel Sofitel di New York: ha detto che secondo lui si è trattato di un complotto, e che da tempo veniva spiato dall'intelligence francese

GENYA SAVILOV/AFP/Getty Images
GENYA SAVILOV/AFP/Getty Images

Oggi il Guardian, a pochi giorni dal ballottaggio delle elezioni presidenziali francesi, ha pubblicato la prima intervista a Dominique Strauss-Kahn, l’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale e il principale candidato socialista alle elezioni prima del caso dell’hotel Sofitel di New York. In quella circostanza Strauss-Kahn era stato accusato di violenza sessuale e, anche se le accuse sono poi cadute, la sua carriera politica ne ha risentito parecchio (Strauss-Kahn è stato accusato successivamente anche di sfruttamento della prostituzione in Francia).

Nell’intervista, Strauss-Kahn parla sostanzialmente di un complotto, architettato “da avversari politici”: “Forse sono stato politicamente ingenuo, ma davvero non credevo che quelli si sarebbero spinti a tanto… che avrebbero trovato un modo per fermarmi”. Inoltre, Strauss-Kahn ha detto al Guardian come fosse convinto di essere spiato da tempo dall’intelligence francese. L’intervista è stata tradotta in italiano oggi dal Corriere della Sera.

Il Pavillon de la Reine è un hotel di lusso, dall’atmosfera ottocentesca, nel quartiere del Marais di Parigi. È qui che il 13 aprile ho appuntamento con Dominique Strauss-Kahn, nel primo incontro con la stampa dalla disgrazia che ha travolto quest’uomo per anni ai vertici del potere in Francia e nel mondo. DSK è molto più piccolo di quanto mi sarei aspettato, sul metro e settanta. Ci accomodiamo sui divani dell’atrio e discutiamo la più sconcertante caduta in disgrazia che abbia mai colpito una personalità pubblica da decenni.

Undici mesi prima, il 14 maggio del 2011, Strauss-Kahn era uscito da un taxi di New York davanti al Sofitel, un albergo di lusso di Manhattan. Le riprese delle telecamere di sorveglianza, che ho studiato per scrivere il libro Tre giorni di maggio, lo mostrano mentre entra nell’albergo. In quel momento, DSK era all’apice della carriera: politico ed economista tra i più stimati e potenti al mondo, già ministro dell’Economia francese e capo del Fmi. Il giorno dopo sarebbe partito per Berlino per incontrare la cancelliera tedesca Angela Merkel e tentare di ottenerne l’appoggio per far fronte all’imminente collasso della Grecia. «Se la Germania l’avesse adottato, gli altri governi europei l’avrebbero seguita», mi spiega. Altrimenti, la crisi «sarebbe sfuggita a ogni controllo e avrebbe contagiato Spagna, Italia e altri Paesi dell’eurozona».

Inoltre, DSK era sul punto di candidarsi alla presidenza francese. «Avevo in mente di annunciarlo il 15 giugno e non ho dubbi che sarei stato il candidato socialista di punta», aggiunge. Né aveva dubbi sul fatto che avrebbe vinto. I sondaggi lo davano di quasi 20 punti in vantaggio sul presidente in carica Nicolas Sarkozy. In realtà, non sarebbe mai arrivato a Berlino, né avrebbe corso per l’Eliseo. Invece, lo avrebbero arrestato, portato in manette dal giudice e accusato di stupro. Ma già nell’agosto 2011, quando il pubblico ministero di New York capì che la cameriera del Sofitel non era affidabile e ritirò ogni accusa, la sua reputazione era distrutta.

Mi aspettavo di incontrare un DSK depresso, anche perché tre settimane prima era stato accusato di complicità in un giro di prostituzione in Francia. Invece mi è parso tonico, convinto che la sua disgrazia politica sia legata alla sua volontà di sfidare Sarkozy nel 2012. DSK afferma di sapere per certo di essere stato spiato per giorni prima del soggiorno al Sofitel. Gli eventi successivi, dice, sono stati «architettati da avversari politici». Quando fu prelevato dall’aereo diretto a Parigi confessa di non aver avuto la benché minima idea di cosa stesse accadendo. Ma negli ultimi mesi, grazie a un’agenzia di investigazione, ha constatato molti movimenti sospetti dietro le quinte del Sofitel, che è di proprietà del gruppo francese Accor.

– Gli articoli del Post sul caso DSK

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foto: GENYA SAVILOV/AFP/Getty Images