A che servono gli “ordini del giorno”

A quasi niente, spiega Sergio Rizzo sul Corriere, a parte permettere ai politici di vantarsi per cose che non esistono

Sergio Rizzo sul Corriere della Sera racconta un po’ di esplicativi aneddoti parlamentari sugli ordini del giorno: documenti sottoposti da deputati o senatori al voto dell’aula e che, se approvati, impegnano il governo a dar loro seguito. Molto in teoria.

Il deputato del Pdl Alessandro Pagano canta vittoria. «Un successo a beneficio dei cittadini e delle fasce più deboli», dice, è l’ordine del giorno che il segretario del suo partito, Angelino Alfano, è riuscito a far passare ieri alla Camera sulla conversione dell’Imu in «imposta una tantum applicabile soltanto nell’anno in corso». Evviva! E dal suo punto di vista non gli si potrebbe dare torto se di ordini del giorno non fossero pieni i cassetti di Camera e Senato. Ordini del giorno sul contrasto alla pirateria marittima. Ordini del giorno su Equitalia. Ordini del giorno sugli interventi a favore delle famiglie povere. Ordini del giorno sulla vivisezione. Ordini del giorno sulle auto blu. Ci sono ordini del giorno praticamente su tutto. In teoria sono vincolanti per l’esecutivo, che dovrebbe prima o poi onorare l’impegno al quale il Parlamento l’ha vincolato. Prima o poi, appunto. Che significa, praticamente: mai. È il contentino che non si nega a nessuno. Tanto che in coda all’approvazione delle vecchie finanziarie, quando fatidica arrivava la fiducia, ecco apparire la selva di ordini del giorno: tutti approvati. E che spesso venivano sventolati come un grande successo politico.

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