“Gentile signora”

Anche la Stampa chiede le dimissioni di Rosy Mauro dalla vicepresidenza del Senato

Un editoriale di Michele Brambilla sulla Stampa di oggi – che inizia significativamente in prima pagina, proprio sotto l’apertura, come quello di sabato sul Corriere della Sera – chiede le dimissioni di Rosy Mauro dalla vicepresidenza del Senato (però sbaglia, pare: non è la quarta carica dello Stato).

Anche se la stragrande maggioranza degli italiani non lo immagina neppure, Rosi Mauro è la quarta carica dello Stato. In caso di impedimento di Napolitano, l’Italia sarebbe rappresentata dal presidente del Senato, Schifani; in caso di impedimento anche di Schifani, toccherebbe al presidente della Camera, Fini; ma se a quest’ultimo venisse il colpo della strega, la Patria avrebbe la forma e la figura della signora Rosa Angela Mauro detta Rosi.

Alla quale ci sentiamo di rivolgere un cortese ma fermo invito: si dimetta. Lasci quella carica: fosse di partito, non ci permetteremmo. Ma è la vicepresidenza del Senato della Repubblica: rappresenta tutti noi e anche qualche nostro illustre antenato.

Lei obietterà di non essere indagata. Ma non tutto si misura con il codice penale. Ci sono comportamenti sconvenienti che non sono reati, ma restano sconvenienti. Gentile signora: l’hanno capito anche due persone cui lei dovrebbe voler bene, Umberto Bossi e suo figlio Renzo. Anche loro non sono indagati. Ma quel che è già emerso dall’inchiesta sul conto di entrambi è bastato a indignare non dico i nemici della Lega, ma i suoi elettori e militanti, che si sentono traditi e chiedono pulizia. Per questo Bossi senior e Bossi junior se ne sono andati. Il primo dalla guida del partito che ha creato dal nulla; il secondo dalla carica di consigliere regionale, che era il suo non disprezzabile posto fisso in tempo di crisi.

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