Il prezzo delle primarie

Francesco Piccolo sull'Unità cerca di ricostruire perché "il PD ha inventato e coltivato lo strumento della sua distruzione", e come può uscirne

Francesco Piccolo, scrittore, sceneggiatore, autore televisivo e da qualche anno commentatore politico per l’Unità, scrive oggi un articolo che tenta di trovare delle spiegazioni razionali non solo ai problemi del PD con le primarie ma anche al perché questi problemi appaiano – o siano effettivamente, ormai – ineluttabili. L’articolo di Piccolo si inserisce in un significativo dibattito: oggi Claudio Cerasa ne scrive sul Foglio, sul Post ne hanno scritto Pippo Civati e David Allegranti.

Partiamo da ciò che ormai non si può più fare. Non si possono mettere in discussione le primarie, perché questi sono anni di populismo spinto. Quindi si è deciso che la democrazia non basta, bisogna che si trasformi in una “democrazia meticolosa” in cui un elettore elegge passo passo ogni singolo candidato a qualsiasi carica politica. La conseguenza è che la politica di un partito o di una coalizione è messa in discussione (a livello nazionale, anche se si tratta di una singola città) di continuo. È giudicata di continuo. La conseguenza di questa strada ormai ineluttabile è che un partito non si occupa più di costruire un progetto a lunga scadenza, ma di superare il prossimo ostacolo. E se non lo supera, entra in crisi.

Questa è la triste storia del PD negli ultimi tempi. E non vale che abbia dimostrato capacità di uscire con senso dello Stato dal dopo-Berlusconi, che provi a cercare una strada possibile tra un progetto riformistico e la difesa di alcuni valori storici della sinistra. Arriva Genova, arriva Palermo, e tutto viene rimesso in discussione.

Lo strumento che ha in mano l’elettore di sinistra è potente. Perché le primarie sono delle elezioni. Non si sa se sia giusto che siano delle elezioni, probabilmente no. Non dovrebbero esserlo, non sono nate per avere quello spirito e quella tragicità finale. Ma lo sono. Basta vedere le reazioni e le discussioni del giorno dopo, ogni volta. Si continua a dire che bisogna accettare il voto delle primaria, ma nella sostanza non lo si accetta – nel senso che il PD prende come una sconfitta elettorale una sconfitta alle primarie. E come una sconfitta elettorale gli viene attribuita da commentatori, avversari e possibili alleati.

In buona sostanza, lo strumento delle primarie diventa per il PD uno stillicidio. E poiché è uno strumento popolare, il PD lo subisce e non può contrastarlo, ma anzi se ne fa paladino. Insomma, il PD ha inventato e coltivato lo strumento della sua distruzione.

(continua a leggere sulla rassegna stampa della Camera)

foto: LaPresse