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  • Mercoledì 29 febbraio 2012

La TAV in 11 punti

Qual è lo stato dei lavori, quali sono i rischi del progetto, perché si litiga sui costi e i rischi per l'ambiente: le cose da sapere per farsi un'idea

di Emanuele Menietti - @emenietti

Da due notti i manifestanti No TAV presidiano diversi blocchi stradali in Val di Susa, in prossimità delle aree dove sono stati avviati i lavori preparatori per la costruzione della linea ad alta velocità che metterà in comunicazione Torino con Lione. Dopo le tensioni dei giorni scorsi con le forze dell’ordine, la seconda notte è trascorsa senza particolari incidenti lungo l’autostrada Torino – Bardonecchia (A32) in prossimità dello svincolo di Chianocco e sulla strada che porta verso il Moncenisio (SS25). Autorità e vigili del fuoco sono dovuti intervenire per spegnere tre automobili andate a fuoco in una strada secondaria, per domare un incendio in un magazzino di legname e per spegnere le fiamme sul telone di un tir a Bruzolo, poco distante da Chianocco.

Secondo i leader della protesta, gli incendi sarebbero stati appiccati «ai danni del movimento stesso», ma non hanno fatto aumentare la tensione con le forze dell’ordine. Ieri verso mezzogiorno diversi blindati della polizia hanno raggiunto i blocchi dei No TAV. Con un idrante gli agenti hanno provato a disperdere parte dei manifestanti, ci sono stati lanci di pietre e altri oggetti, ma si è evitato uno scontro diretto e non c’è stato il temuto sgombero dei blocchi. Le forze dell’ordine hanno rinunciato perché non erano disponibili le squadre della Sitaf, la società che ha in gestione l’autostrada, per mettere a posto la carreggiata e probabilmente in seguito anche alla richiesta del ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, di evitare forti contrapposizioni con chi manifesta. I No TAV hanno scandito più volte il nome “Luca” contro gli agenti ricordando il manifestante Luca Abbà, in coma indotto al CTO di Torino dopo esser caduto da un traliccio della corrente elettrica lunedì, mentre stava protestando contro le operazioni della polizia. Oggi ci sono state nuove tensioni e una troupe di Corriere TV è stata aggredita.

I No TAV vogliono mantenere i blocchi almeno fino alla fine della settimana, quando potrebbero esserci nuovi cortei e manifestazioni di protesta, anche a Torino. Nei giorni feriali non è però semplice organizzare i turni per i presidi, perché molti manifestanti devono andare al lavoro o a scuola, e alcuni blocchi rischiano di rimanere sguarniti ed esposti alla possibilità di essere sgomberati con azioni a sorpresa delle forze dell’ordine. L’obiettivo dei leader dei No TAV è cercare di ottenere un maggior seguito anche a livello nazionale, con manifestazioni in altre parti d’Italia contro la costruzione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità.

Lavori
A oggi non è ancora stato avviato alcun concreto lavoro di scavo. Nell’estate dello scorso anno è stato avviato un cantiere presso la Maddalena (vicino al comune di Chiomonte), dove saranno raccolti i detriti dei primi scavi conoscitivi utili per ottenere informazioni sul tipo di rocce, in visione del futuro scavo del tunnel per la ferrovia. Simili scavi sono stati realizzati anche dal versante francese e serviranno per stabilire il tracciato della linea verso Lione. Da inizio anno, l’area della Maddalena è presidiata dall’esercito, non dalle forze dell’ordine, in seguito alla sua classificazione ad “area di interesse strategico nazionale” da parte del Parlamento.

Chi sono i No TAV
Il movimento dei No TAV ha una composizione molto eterogenea e non può essere definito con poche parole. Comprende i valligiani della Val di Susa contrari per motivi ambientalisti o di opportunismo alla nuova linea ferroviaria, i sindaci e i rappresentanti delle istituzioni locali che non vogliono i cantieri sui loro territori, quelli che già in passato avevano protestato per i cantieri dell’alta velocità nel centro Italia, i militanti dei centri sociali e alcuni gruppi appartenenti agli ambienti anarchici. Ogni entità ha spesso idee diverse su come dimostrare il dissenso: c’è un’ampia base pacifica che sostiene sistemi di disobbedienza civile, ma ci sono anche gruppi che spingono per dure azioni di contrasto e che ricorrono alla violenza. Il movimento No TAV rivendica di essere per propria natura non violento e, nella sua storia, ha partecipato a centinaia di riunioni con le istituzioni per confrontarsi sui temi dell’alta velocità e far valere democraticamente le proprie ragioni.

Pro e contro
I No TAV sono contrari alla costruzione di una nuova linea ferroviaria ad alta velocità che metta in comunicazione Torino con Lione (Francia) attraverso la Val di Susa, nell’ambito del Progetto prioritario 6 dell’Unione Europea, per collegare trasversalmente l’Europa da ovest a est. Secondo i manifestanti sarebbe sufficiente potenziare la linea ferroviaria già esistente, che dicono sia usata a un terzo della sua effettiva capacità, senza dover quindi costruirne una completamente nuova che richiederebbe lo scavo di diversi tunnel e un notevole impatto ambientale. Sui pro e i contro di una simile opera si discute da decenni, come spiegano oggi Mariachiara Giacosa e Paolo Griseri su Repubblica, mettendo insieme le ragioni di chi è favorevole e di chi è contrario alla “ferrovia più contestata d’Italia”.

Amianto
Il progetto della TAV prevede la creazione di diversi cantieri e lo scavo di gallerie in un’area della Val di Susa in cui viene indicata la presenza di uranio e amianto nelle rocce. L’uranio comporta la presenza del radon, un gas radioattivo più pesante dell’aria che deriva dal decadimento del metallo. Potrebbe accumularsi nei nuovi tunnel, dicono i detrattori del progetto, comportando seri rischi per la salute, ma nel progetto della tratta si parla di un “rischio quasi nullo”.
La presenza di amianto era già stata documentata una sessantina di anni fa da una serie di studi dell’Università di Padova. In questo caso le preoccupazioni riguardano principalmente le operazioni di rimozione e trattamento dei detriti derivanti dallo scavo dei tunnel (smarino). Secondo i No TAV ci potranno essere seri problemi per la salute della popolazione a causa dei detriti e delle polveri che si formeranno nei cantieri e lungo le strade dove saranno trasportati i materiali. Le previsioni più pessimistiche parlano di un possibile aumento di malattie cardiache e polmonari, specialmente per anziani e bambini.

I progettisti e chi è a favore della TAV ricordano che ci sono tecnologie e sistemi di sicurezza per trattare minerali potenzialmente pericolosi, contenenti amianto o uranio. Tali sistemi sono già stati sperimentati con successo di recente, per esempio nella costruzione di alcuni tunnel in Svizzera. Nel corso del tempo sono state elaborate procedure per lo spostamento su convogli ferroviari dei detriti, con precauzioni per ridurre ulteriormente la produzione di polveri. Diverse ricerche, compreso uno studio pubblicato dalla Società Geologica Italiana, sostengono che in merito alla presenza di uranio e amianto «le valutazioni quantitative preliminari inducono a non ritenere che le operazioni di scavo possano indurre un rischio sanitario apportando variazioni significative alla situazione attuale».

Ambiente
Le preoccupazioni su amianto e uranio si accompagnano a timori più generalizzati sui rischi per l’ambiente. I No TAV sostengono che i cantieri e i tunnel devasteranno ampie aree della Val di Susa, cambiando corsi d’acqua e rovinando le sorgenti sotterranee, come fu già denunciato ai tempi della costruzione dei tunnel per l’alta velocità nel Mugello (Toscana). Diversi terreni sono molto franosi, spiegano i manifestanti, e potrebbero subire altri danni con la costruzione delle infrastrutture. I cantieri di grandi dimensioni porteranno a un aumento dell’inquinamento in valle per buona parte del tempo dei lavori.

I sostenitori del progetto invitano, invece, a valutare i benefici ambientali che saranno forniti dalla nuova tratta nel medio-lungo periodo, come andrebbe fatto per un intervento infrastrutturale di queste dimensioni. Si stima che entro il 2035 la linea ridurrà il traffico su gomma in valle, con un milione in meno di camion, e raddoppierà la capacità di trasporto su rotaia delle merci. Grazie ad accordi con le amministrazioni locali, si potranno rimettere a posto i terreni in dissesto con opere compensative, come è già avvenuto (anche se a volte con sprechi e cementificazione eccessiva) nelle aree in cui è stata costruita la linea ad alta velocità Torino – Milano – Bologna – Firenze – Roma – Napoli.

I costi
Sui costi effettivi del progetto ci sono da tempo forti contrasti, con le parti che si accusano ora di sottostimare ora di sovrastimare le cifre necessarie per l’opera. I No TAV, spiegano Giacosa e Griseri, dicono che la Torino – Lione avrà un costo complessivo di almeno 23 miliardi di euro cui si dovranno sommare altre spese, come per esempio la gestione della sicurezza presso i cantieri (per Chiomonte si è arrivati a spendere 90mila euro al giorno). Denunciano anche una sproporzione nell’accordo con la Francia per i costi: l’opera sarà per un terzo sul suolo italiano, eppure il nostro paese ne pagherà il 57,9 per cento. Ci sono poi dubbi sul fatto che l’Unione Europa sia davvero pronta per finanziare il 40 per cento dell’infrastruttura.

Per rispondere a diverse obiezioni sul fronte progettuale, la scorsa estate è stato realizzato un nuovo progetto “leggero” che prevede l’uso di un numero minore di cantieri e la creazione di una linea mista. Il piano prevede la costruzione di due tunnel da una dozzina di chilometri, con la realizzazione complessiva di 29 degli 81 chilometri previsti, sfruttando in parte la linea storica. Si risparmierebbero circa quattro miliardi di euro. I sostenitori stimano che i costi per l’Italia saranno pari a 2,8 miliardi di euro per gli investimenti, spesa dilazionata in dieci anni e quindi ampiamente sostenibile. Il contributo europeo non è in discussione e potranno esserci anche sistemi di investimento privati, sul modello di esperienze simili per altre infrastrutture già realizzate in Europa. L’enorme divergenza dei dati si deve al fatto che non è possibile oggi individuare univocamente i costi dell’opera, a fronte di un tracciato che deve essere ancora stabilito definitivamente.

Corruzione
Le enormi quantità di denaro che arriveranno in Val di Susa potrebbero favorire meccanismi malavitosi e di corruzione, spiegano i No Tav. Le cronache giudiziarie dagli anni Novanta a oggi dimostrano che i cantieri per l’alta velocità sono stati sfruttati da politica e malavita per i propri affari. Uno dei punti di riferimento di questa impostazione è il libro “Corruzione ad alta velocità”, scritto a fine anni Novanta dall’ex giudice Ferdinando Imposimato.

Chi sostiene il progetto ricorda che, come già avvenuto nel caso di altre grandi opere, saranno intensificati i controlli per evitare fenomeni di corruzione. E che d’altra parte l’argomento del pericolo di corruzione può essere esteso a qualsiasi progetto, giusto o sbagliato, piccolo o grande. Sono stati firmati anche diversi protocolli d’intesa tra il governo e le amministrazioni locali per vigilare sulla regolarità degli appalti.

Turismo
Dieci anni di cantieri complicheranno la vita agli albergatori e all’industria del turismo in Val di Susa, dicono i No TAV. Questa impostazione è contestata dai sostenitori della nuova ferrovia: le località sciistiche non subiranno particolari disagi perché distanti dai cantieri e, a opera terminata, ci saranno molte più opportunità di collegamento per raggiungere le piste.

Lavoro
Il tema del lavoro per i No TAV è collegato in buona parte a quello del turismo: il minor afflusso di turisti da loro previsto porterà alla perdita di posti di lavoro nelle strutture turistiche della valle. E non si creeranno nuove opportunità di lavoro, perché le imprese costruttrici utilizzeranno lavoratori provenienti da altre aree, come si è verificato durante la costruzione delle linee TAV già esistenti in Italia.

Sulla base di diversi studi realizzati negli ultimi anni, Giacosa e Griseri riassumono che cosa dicono i sostenitori del progetto: si stima che per il periodo di costruzione troveranno nuovo impiego quattro – settemila persone, con un sensibile aumento del Pil nel territorio. Nel solo cantiere della Maddalena, dove in passato si sono verificati numerosi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, lavoreranno circa 150 persone, che dormiranno e mangeranno nelle strutture di ricezione della zona. L’indotto, dicono, potrebbe giovare a molte attività economiche in valle.

Viaggi
Una volta completata, la linea consentirà di raggiungere Lione da Torino con il treno in un’ora e 40 minuti, invece delle quattro ore che sono attualmente necessarie. Il vantaggio si estenderà naturalmente per le altre mete coperte dall’alta velocità sulla tratta: si potrà viaggiare da Milano a Parigi in circa quattro ore rispetto alle sette di oggi. I No TAV sostengono che la domanda per i viaggi in treno è in calo e che la linea non sarebbe comunque competitiva con l’aereo, che con i voli low cost offre biglietti più vantaggiosi per spostarsi verso Parigi. I sostenitori dicono, invece, che i volumi di traffico aumenteranno proprio in virtù della tratta e non solo per il trasporto passeggeri. La linea a livello locale consentirà di mettere meglio in comunicazione la valle con l’area metropolitana di Torino.

Confronto
Nonostante la decisione di costruire la linea sia irrevocabile, come ha spiegato ieri il ministro dei Trasporti Passera e come stabilito dalle ratifiche dei parlamenti italiano e francese e dai trattati europei, le proteste per l’infrastruttura proseguono e viene contestata dai No TAV la scarsa considerazione da parte del governo e delle altre istituzioni nazionali. In realtà in questi anni il confronto c’è stato tra enti locali e governo, con la costituzione di un Osservatorio che si occupa principalmente degli aspetti tecnico-economici dell’opera. Da quando esiste, ha prodotto una serie di sette pubblicazioni (i “Quaderni”) ricca di analisi e informazioni sulla nuova linea e sul suo possibile impatto in Val di Susa.

I numeri della TAV, di Filippo Zuliani