Il 22 novembre 1986 fu il giorno di uno storico incontro di pugilato, quello tra Mike Tyson e Trevor Berbick. Tyson, a soli vent’anni e professionista da meno di due, vinse l’incontro al secondo round e divenne il più giovane campione di pesi massimi della storia. Pietro Grossi sulla Lettura del Corriere della Sera ha raccontato quei momenti e la nascita di un mito, venticinque anni fa.
Cosa non darei per sapere che ore erano. L’ora esatta, intendo: Gmt, misurata possibilmente con un orologio atomico. Darei parecchio denaro per questa semplice informazione. Non so quando mi è venuta questa fissazione, ma è stato comunque diverso tempo fa: già alle medie, o forse addirittura alle elementari, davanti a qualunque evento rilevante, cercavo istintivamente di scomporlo fino a riconoscerne la frazione più piccola possibile. Questa volta — come quasi sempre, del resto — sono costretto a fallire: gli strumenti a mia disposizione, qui da dove mi trovo, sono troppo rudimentali. So solo che era la notte del 22 novembre 1986, che ci si trovava a Las Vegas, Nevada (-8 Gmt), e che — riguardando i filmati il più attentamente possibile — accadeva tra i due minuti e diciannove secondi e i due minuti e venti della seconda ripresa: si stava disputando il match valido per il titolo mondiale dei pesi massimi Wbc. A incontrarsi erano il detentore del titolo e trentaduenne Trevor Berbick e lo sfidante ventenne Mike Tyson, passato professionista da meno di due annie già con alle spalle ventisette vittorie, venticinque delle quali per knock out, a loro volta in stragrande maggioranza nella prima ripresa.
All’avvicinarsi dei due minuti e venti secondi del secondo round, Tyson aveva già messo al tappeto Berbick una volta e gli aveva piegato le ginocchia in un altro paio di occasioni, affrontandolo a testa bassa come un ariete e travolgendolo con quelle sue epocali schivate laterali e quei suoi ganci a scendere che non riuscivi a spiegarti da dove arrivavano e che picchiavano come treni merci. Poi ecco l’ennesimo: Tyson si libera dai disperati tentativi di linch di Berbick, lancia un montante destro al fianco, va a vuoto con un poderoso montante sinistro al mento, raccoglie un istante la guardia e parte con un gancio sinistro che le ormai vecchie registrazioni fanno fatica a seguire. Berbick va al tappeto come uno straccio bagnato. Mentre l’arbitro, il grande Mills Lane, lo insegue in giro per il ring contandolo, Berbick prova tre volte a rialzarsi, ma le gambe non lo reggono e crolla di nuovo a terra. È ancora peggio di vedere un ko secco: quei tronchi d’albero e quel corpo granitico di cento chili che si comportano come budini fanno venire i brividi, e danno davvero l’impressione che li abbia investiti e disgregati. Quel qualcosa si chiama Michael Gerard Tyson, il più giovane pugile della storia a vincere un titolo mondiale dei pesi massimi.