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  • Venerdì 28 ottobre 2011

La battaglia sui licenziamenti

Le cose da sapere sulla promessa del governo all'Europa che sta facendo infuriare i sindacati

Per quanto l’opposizione al governo Berlusconi – e anche un pezzo di chi lo sostiene – non faccia mistero di considerare particolarmente complicata la realizzazione degli impegni contenuti nella lettera inviata dal’esecutivo alle istituzioni europee, uno dei punti contenuti nella lettera sta agitando parecchio i sindacati e potrebbe portare presto a uno sciopero. Il punto in questione è quello sui licenziamenti. Nella lettera, il governo scrive:

Entro maggio 2012 l’esecutivo approverà una riforma della legislazione del lavoro funzionale alla maggiore propensione ad assumere e alle esigenze di efficienza dell’impresa anche attraverso una nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato.

L’idea di incentivare nuove assunzioni rendendo più semplice il meccanismo dei licenziamenti per motivi economici è contestata apertamente dai sindacati, e sta unendo nella protesta CGIL, CISL e UIL, negli ultimi mesi molto distanti. La CGIL ha definito le misure «da incubo». CISL, CGIL e UGL hanno detto che minacciano la «coesione sociale». Il fatto che queste proteste possano portare allo sciopero generale è stato dedotto dalle aperture di Angeletti, poi concretizzate in un documento firmato da CGIL, CISL, UIL e UGL, che definisce la proposta norma sui licenziamenti «una inaccettabile provocazione» e minaccia scioperi.

Secondo Repubblica, la frase sui licenziamenti per motivi economici evoca e di fatto implica la riscrittura dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, già al centro di forti battaglie politiche nel passato. L’articolo 18 stabilisce che le aziende con più di 15 dipendenti posso licenziare soltanto per giusta causa o giustificato motivo. In loro assenza, il dipendente ha diritto al reintegro. Anche la famosa lettera inviata quest’estate dalla BCE al Governo chiedeva di sostituire il reintegro con un risarcimento economico, come è già previsto per le imprese con meno di 15 dipendenti (e come funziona nella maggior parte dei paesi europei). Il governo si è impegnato a fare questa riforma entro maggio 2012 ma, scrive Repubblica, “un disegno di legge sui licenziamenti dovrebbe essere pronto entro la fine di quest’anno per poter immaginare – sempre che il governo non cada prima – che la riforma entri in vigore a maggio del 2012”.

L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ricorda Enrico Marro sul Corriere della Sera, “riguarda sì e no la metà dei lavoratori italiani, quelli delle aziende con più di 15 dipendenti. Che sono pochissime, come ci ha ricordato proprio ieri l’Istat. Su un totale di 4,4 milioni di imprese, infatti, ben 4,1 hanno meno di 10 dipendenti per un totale di 8 milioni di addetti e altre 145 mila stanno tra i 10 e i 20 lavoratori con 1,8 milioni di dipendenti. Nelle piccole l’articolo 18 non vale e si può licenziare indennizzando il lavoratore”.

foto: Mauro Scrobogna/LaPresse