I tre ostacoli al salvataggio dell’euro

Di cosa si parla al vertice dei leader europei di oggi, spiegato semplice

(JOHN MACDOUGALL/AFP/Getty Images)

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Dopo una serie di riunioni fiume dell’Ecofin (il consiglio dei ministri delle Finanze dell’UE) e dell’Eurogruppo (il consiglio dei ministri delle Finanze dell’eurozona), oggi a Bruxelles è previsto un importante vertice europeo tra capi di Stato e di governo sulla crisi del debito che ha travolto il continente. Tutti i leader dei 27 stati membri si sono incontrati in mattinata, mentre un secondo giro di consultazioni ristretto ai paesi dell’eurozona è previsto per il pomeriggio. In gioco c’è la sopravvivenza della moneta unica, in bilico a causa della disastrosa situazione economica della Grecia.

Le basi per decisioni finali dei leader europei saranno gettate verosimilmente oggi, ma sarà decisivo l’incontro di mercoledì, quando l’Europa dovrà necessariamente presentare un piano comune a protezione dell’euro in vista del G20 a Cannes previsto il 3 e il 4 novembre. È evidente oramai che anche il secondo prestito promesso alla Grecia (ieri è stato dato il via libera all’ultima tranche di 8 miliardi di aiuti internazionali del primo pacchetto approvato nel maggio 2010) non sarà sufficiente a salvarla dal fallimento. I protagonisti indiscussi degli incontri degli ultimi giorni sono stati il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy. Entrambi si sono dichiarati “fiduciosi” sulle trattative, ma il loro duopolio nella gestione della crisi economica ha provocato le critiche del ministro degli esteri italiano Franco Frattini.

Sono tre i punti chiave su cui l’Europa deve trovare al più presto un accordo: la ricapitalizzazione delle banche, la ristrutturazione del debito greco e il rafforzamento del Fondo di stabilità EFSF.

Ricapitalizzazione delle banche
Secondo un accordo provvisorio raggiunto nella giornata di ieri e che dovrebbe essere ratificato ufficialmente oggi, i paesi europei avrebbero deciso una ricapitalizzazione delle banche europee pari a 108 miliardi di euro. Era l’obiettivo più facile da raggiungere dei tre punti chiave. «Abbiamo fatto progressi sul fronte della ricapitalizzazione», ha dichiarato ieri il ministro delle Finanze svedese Anders Borg. Alcuni paesi, tra cui Italia, Spagna e Portogallo, si sarebbero però opposti su alcuni dettagli, in particolare sull’aumento al 9 per cento del patrimonio di base degli istituti creditizi, in quanto l’impatto sui conti pubblici di un simile salvagente potrebbe inquietare gli investitori. Le divergenze, tuttavia, sarebbero state superate in serata.

Ristrutturazione del debito greco
La questione è strettamente legata alla ricapitalizzazione delle banche. Infatti, era stato già deciso che gli istituti di credito possessori di titoli di stato greci, secondo gli accordi del secondo pacchetto di aiuti dall’Europa, avrebbero fatto la loro parte, svalutando così parte del credito sui bond greci (in media del 20 per cento circa) e alleggerendo l’entità del suo debito. Ora però la situazione economica è decisamente cambiata. I 109 miliardi di euro previsti dal secondo prestito non sarebbero più sufficienti: secondo un rapporto di Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale ne servirebbero più del doppio. Di fronte a questo scenario ben peggiore delle aspettative, le banche dovranno dunque decurtarsi più del previsto i crediti legati all’acquisto di titoli di stato greci (si parla addirittura di un taglio del 60 per cento). Di fronte a questo sforzo da parte degli istituti creditizi, l’Europa offrirebbe da parte sua la ricapitalizzazione delle banche spiegata in precedenza.

Rafforzamento del Fondo di stabilità (EFSF)
È il punto su cui si sono scontrate maggiormente Francia e Germania negli ultimi giorni. Attualmente il Fondo è strutturato come una riserva miliardaria garantita dai paesi dell’eurozona, da cui attingere in caso di altre crisi. L’entità del Fondo è stata recentemente aumentata, mediante il voto dei parlamenti di tutti i paesi membri, a 440 miliardi di euro. Sarkozy ha provato a trasformare il fondo in una banca e farlo dipendere direttamente dalla Banca Centrale Europea, in modo da limitare il suo impatto sulle finanze pubbliche francesi. Ma su questo punto Merkel e la BCE sono stati irremovibili e la Francia ha dovuto cedere. Tuttavia, il Fondo salvastati dovrà essere in qualche modo riformato, perché i 440 miliardi di euro di oggi non sono sufficienti per fronteggiare la crisi. Per farlo, le ipotesi al vaglio dell’Europa sono due: una darebbe al Fondo la possibilità di emettere assicurazioni sui titoli di stato dei paesi a rischio; l’altra, invece, prevederebbe la creazione di un ulteriore ente che faccia da tramite fra il fondo e singoli paesi, un cosiddetto “veicolo speciale”, a cui parteciperebbero Fondo Monetario Internazionale e lo stesso EFSF, con il compito di acquistare titoli pubblici dei paesi sotto attacco.

foto di JOHN MACDOUGALL/AFP/Getty Images