Dall’euro non si esce

I trattati europei non hanno norme specifiche per abbandonare la moneta unica e per la Grecia sarebbe un enorme azzardo

Stanchi di vedere la Germania correre in soccorso dei paesi che adottano l’euro in difficoltà economica, diversi esponenti politici tedeschi iniziano ad auspicare un’uscita della Grecia dalla moneta unica. Una simile operazione sarebbe senza precedenti e, come spiega Charles Forelle sul Wall Street Journal di oggi, sarebbe molto difficile da mettere in pratica.

L’adozione dell’euro era stata progettata come un processo irrevocabile e i trattati dell’Unione Europea non contengono norme specifiche per permettere a un paese di abbandonarlo. Una rettifica dei trattati potrebbe richiedere molti anni e un parere unanime, compreso quello dei paesi che rischierebbero di essere espulsi. Questo significa che la Grecia non può essere estromessa contro la sua volontà.

Secondo Willem Buiter, analista della banca di investimenti Citigroup, gli altri paesi che adottano l’euro e hanno meno problemi economici potrebbero però decidere di rendere la vita molto difficile alla Grecia, a tal punto da spingerla a rinunciare alla moneta unica. Il paese dipende quasi completamente dai prestiti che ha ottenuto dalla eurozona e dal Fondo Monetario Internazionale, che hanno dato decine di miliardi di euro per consentire al governo greco di tenere a bada il debito pubblico e di ripagare i debiti. E poi ci sono i fondi dati dalla Banca Centrale Europea per assicurare la liquidità alle banche greche. Se queste fonti venissero chiuse, il paese avrebbe poche scelte dice Buiter.

La Grecia, sostengono altri economisti, potrebbe tentare la strada di negoziare un abbandono “amichevole”. Senza la moneta unica, il paese potrebbe appoggiarsi su una valuta più debole utile per incrementare le esportazioni e incentivare il turismo, grazie al cambio favorevole dagli altri paesi dell’eurozona. Si tratta però di un percorso molto delicato e pieno di insidie, specialmente sul fronte della conservazione dei capitali nel paese. I cittadini greci sarebbero incentivati a mantenere i loro risparmi in euro invece che convertirli in una nuova valuta destinata ad avere un valore in caduta, magari portando rapidamente all’estero i loro capitali.

Una simile condizione, unita a quelle già precarie del sistema bancario greco, porterebbe a un peggioramento della crisi, con un possibile effetto a catena sui paesi economicamente in difficoltà come Portogallo, Spagna e Italia. In questo senso, conclude il Wall Street Journal, un fallimento della Grecia sarebbe probabilmente la strada più praticabile rispetto al suo abbandono dell’euro. Il paese non raggiungerà entro fine anno i limiti sul deficit imposti dall’Unione Europea e avrà probabilmente bisogno di altri aiuti, cioè altro denaro, e nuovi duri piani di austerità per evitare il peggio. Lo stanziamento di nuovi fondi sarebbe molto impopolare tra i paesi dell’eurozona che se la cavano meglio e che devono contribuire di più alla stabilità degli altri, come la Germania. Tuttavia, anche adottare nuove misure di austerità non sarebbe semplice: quelle finora approvate dal governo greco sono state duramente contestate dalla popolazione.