L’empia parodia del perdono

Claudio Magris spiega perché il perdono dei parenti delle vittime non ha niente a che vedere con la giustizia e le pene

Claudio Magris spiega sul Corriere della Sera perché il perdono dei parenti delle vittime non dev’essere una notizia e non deve avere niente a che fare con la giustizia e l’erogazione delle pene.

Si racconta che, durante una guerra civile in Messico, alcuni rivoltosi volessero fucilare un sacerdote, pretendendo che questi, prima dell’esecuzione, li assolvesse dal peccato che stavano commettendo. Vero o falso, l’aneddotica indica quanto siano radicati nell’animo umano sia la violenza sia il bisogno di sentirsi perdonare, innocenti, lavati dalla colpa – magari per accingersi poco dopo, col cuore tranquillo, a un’altra azione malvagia.

Anche le cose e i valori più sacri, come il perdono, possono diventare un’empia parodia, quando vengono ostentati con superficiale e oltraggiosa vacuità. Già anni fa alcuni giornalisti avevano sferzato una mania che dilagava negli organi di informazione: appena un tabaccaio, un benzinaio, un gioielliere o chi altro ancora veniva assassinato da un rapinatore, ci si precipitava a chiedere ai genitori o ai figli della vittima se perdonavano l’uccisore del loro caro, magari non ancora catturato o identificato.

(continua a leggere sulla rassegna stampa della Camera)