La barzelletta di Sacconi è una cosa seria

Adriano Sofri spiega che non è blasfema ma infame, e che «la questione non può finire qui»

Adriano Sofri su Repubblica critica la barzelletta raccontata dal ministro Sacconi, non perché tocca le monache e i conventi ma perché insulta le donne comuni.

Allora, per i pochissimi – nessuno, spero – che non l’avesse guardato e ascoltato sul sito del giornale. C’è un convento del Seicento in cui entrano dei briganti e violentano tutte le suore, tranne una. Il Sant’Uffizio la interroga: «Come mai solo lei non è stata violentata?». «Perché io ho detto di no».

(Qui ho chiesto al redattore di lasciare una riga vuota, per emulare il gelo che lascia la recitazione esagitata di una simile perla). Lui, Sacconi, probabilmente si aspettava un applauso. Raffaele Bonanni, che gli sedeva accanto, si è grattato la testa. il video non mostra le facce del pubblico, composto di giovani del Pdl.

Ho guardato il video e ascoltato la barzelletta, poi l’ho riguardato, poi mi sono detto che bisognava cercare di capire. In fondo, io sono un uomo come Sacconi. Cioè, non esageriamo: io, come Sacconi, sono un uomo. Ecco. È chiaro che se non fosse un uomo, non gli sarebbe passato per la testa di dire quella barzelletta. Però altri uomini si sarebbero fatti piuttosto tagliare la lingua, sicché la questione non può finire qui.

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