L’articolo di Dario Di Vico dal workshop Ambrosetti di Cernobbio, sul Corriere della Sera.
Nessuno lo dice apertamente ma la sensazione di essere ridiventati centrali nella vicenda politico-economica italiana «quelli di Cernobbio» ce l’hanno, eccome. E non dipende dal numero delle pagine che i giornali dedicano al workshop Ambrosetti e nemmeno dalla quantità di telecamere mobilitate a Villa d’Este. C’è qualcosa di più profondo e di sostanziale. Proviamo a sintetizzarlo con il fatto che il centrodestra italiano, pur forte negli anni scorsi di un largo consenso elettorale, non è comunque riuscito a costruire le sue élite e appena la Grande Crisi ha aggredito i debiti sovrani è parso subito evidente che la sua cassetta degli attrezzi fosse inadeguata. Cernobbio, invece, è tradizionalmente abituata a ragionare degli intrecci tra istituzioni comunitarie, mercati e governi nazionali. È il suo pane. E non è certo un caso che i maggiori protagonisti della vita economica del Vecchio Continente siano di casa chez Ambrosetti. Christine Lagarde, da poco alla testa del Fondo Monetario, è una habitué del lago. Come lo sono José Maria Aznar, l’ex cancelliere austriaco Wolfgang Schuessel e un po’ tutti i commissari che hanno fatto la storia della Ue come Joaquin Almunia. Jean-Claude Trichet, l’attuale presidente della Bce, non manca mai e persino un euroscettico matricolato come il ceco Vaclav Klaus è comunque un ospite fisso di Cernobbio. Insomma qualsiasi formula si voglia trovare per evitare che l’Italia un giorno possa lontanamente fare la fine della Grecia, passa attraverso i rapporti personali e le agende telefoniche di quelli di Cernobbio. Sia chiaro, si tratta di personaggi tutti di un pezzo, poco inclini a fare sconti, innamorati delle proprie idee e poi non basta certo conoscere i ministri chiave francesi o tedeschi per risolvere i problemi ma alcune cose in comune ci sono. I riferimenti culturali, le metodologie, il lessico, il riferimento costante alle best practice, la consuetudine a discutere a prescindere dalle appartenenze di schieramento politico. Scusate se è poco.