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La Mongolia è brutta?

Fotografie dal paese con la densità di popolazione più bassa del pianeta e una capitale definita "il posto più brutto del mondo"

La recente visita in Mongolia del vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden ha riportato – almeno per qualche ora – l’attenzione su un paese asiatico di cui si sa molto poco e che è sostanzialmente conosciuto soprattutto per essere la terra del leggendario Gengis Khan. La Mongolia è lo stato con la densità di popolazione più bassa del mondo: circa la metà dei suoi 2,7 milioni di abitanti vive nella capitale Ulan Bator, che qualcuno considera “la capitale più brutta e più fredda al mondo“, dove i grattacieli di nuova costruzione convivono con le yurte (le abitazioni tradizionali mongole simili a tende), con gli edifici di stile sovietico degli anni Quaranta e con i palazzi di cemento armato degli anni successivi. La Mongolia è interamente circondata dalla Cina e dalla Russia ed è una repubblica parlamentare. Circa il 30 per cento dei suoi abitanti è nomade o seminomade e vive spostandosi nelle vaste steppe del paese, allevando capre, pecore e cavalli.

La Mongolia è molto povera ma negli ultimi anni, come scrive Ron Gluckman in un articolo pubblicato da Foreign Policy, sta attraversando “un’epica corsa all’oro, paragonabile a quella di San Francisco nel 1849”. Nell’ultimo anno infatti il valore della Borsa è cresciuto del 125 per cento e il Fondo Monetario Internazionale prevede per i prossimi anni un tasso di crescita del PIL a due cifre. Lo sviluppo della Mongolia è principalmente un riflesso dello sviluppo cinese e si deve alla presenza di alcuni dei più vasti giacimenti di carbone al mondo e alla notevole quantità di rame. Il carbone è fondamentale per le acciaierie e le centrali elettriche cinesi, mentre il rame viene utilizzato per realizzare i cavi elettrici delle città cinesi e per la produzione di batterie, legata al mercato in pieno sviluppo delle macchine elettriche.

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La capitale della Mongolia, Ulan Bator, ha anche diverse caratteristiche in comune con le città cinesi e le loro trasformazioni: i prezzi degli immobili alle stelle, gli enormi afflussi di capitali, i rischi crescenti di corruzione, l’aumento della disparità della ricchezza e un’enorme quantità di automobili bloccate nelle strade. Il contrasto tra la ricchezza del centro e le periferie appena fuori città è impressionante, come in tutte le metropoli in pieno sviluppo: man mano che ci si allontana da Ulan Bator ci si imbatte in campi nomadi dove migliaia di persone vivono in povertà.