“Ho votato contro”

Un senatore del PD ha spiegato al Foglio perché ha votato in dissenso dal suo gruppo sull'arresto di Alberto Tedesco

Mercoledì scorso il Senato della Repubblica ha respinto la richiesta di arresto presentata dalla procura di Bari nei confronti di Alberto Tedesco, senatore del gruppo misto eletto nelle liste del PD. Hanno espresso un voto contrario il PdL, i Responsabili e, pare, un gruppetto di dissidenti del PD di cui oggi si discute nelle pagine di politica dei quotidiani. Il Foglio pubblica una lettera con cui il senatore del PD Lucio D’Ubaldo spiega perché ha votato contro la richiesta di arresto.

La battaglia per la legalità e la moralità unisce da sempre il centrosinistra, costituendo il punto di convergenza tra sensibilità, culture e tradizioni che nella loro diversa costituzione incrociano la medesima cura e attenzione ai problemi dello stato. Il contrasto a Berlusconi ha riguardato e continua a riguardare, pertanto, il diniego di tutto ciò che si manifesta come pura riduzione della politica a gestione corrente e conglomerato d’interessi. Alla giustizia si assegna, in questo contesto, una funzione essenziale di tutela e sostegno dei valori di buona amministrazione, a tutti i livelli dell’ordinamento. Questa premessa consente di comprendere le ragioni del tormento, se non del disagio, che si sono evidenziate nel mezzo delle ultime vicende parlamentari.

Al Senato era più marcata la difficoltà a trovare il bandolo della matassa: su Tedesco anche la commissione di merito aveva ritenuto di non esprimersi, rimettendo all’Aula la valutazione circa l’esistenza di un eventuale fumus persecutionis ai danni di un suo membro. Il presidente Follini, sempre equilibrato, aveva sottolineato in una comunicazione in Assemblea il carattere problematico della decisione. Ognuno, perciò, era tenuto a caricarsi della responsabilità di un voto destinato a far rumore. Si è anche fatto notare che il senatore Tedesco, nel suo coraggioso intervento, aveva chiesto ai colleghi di pronunciarsi a favore della richiesta del pm. A questo punto poteva essere rimosso ogni dubbio o resistenza. Insomma, sarebbe rimasta solo la maggioranza a sostenere l’onere di una posizione ancora una volta legata al pregiudizio o all’ostilità verso l’azione della magistratura.

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