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  • Giovedì 7 luglio 2011

Il corpo delle donne che fanno sport

I video della nuova campagna della Women Tennis Association, accusata di sessismo

La Women Tennis Association (WTA), l’associazione che riunisce le giocatrici professioniste di tennis di tutto il mondo, ha lanciato una nuova campagna pubblicitaria che sta facendo molto discutere. Ogni video è dedicato a una diversa tennista, ripresa a rallentatore nell’atto di colpire la palla. Le inquadrature sono molto ravvicinate ed enfatizzano i dettagli del corpo delle atlete. I loro abiti sono molto succinti, in alcuni casi più simili a sottovesti da notte che a completi da tennis. Le loro voci fuori campo sono particolarmente sensuali. «Mi piace colpire forte la palla. Distruggerla», dice la bielorussa Victoria Azarenka «Se la palla torna indietro, allora sta cercando di dirmi qualcosa. Perché non mi colpisci un po’ più forte?». “Strong is beautiful” è il payoff che chiude tutti i video.

«Le immagini sono concentrate sulla forza e il coraggio più che sulla bellezza fisica», si giustificano gli organizzatori della campagna «il nostro focus è sulle giocatrici: le migliori tenniste del mondo». Eppure secondo molti analisti, la campagna finisce soltanto con lo svalutare il valore sportivo delle atlete enfatizzandone, più o meno consapevolmente, gli aspetti legati invece alla sessualità. Un effetto ancora più insopportabile, scrive Time, se sommato al fatto che negli Stati Uniti i canali televisivi dedicano soltanto l’1,6 percento della loro programmazione sportiva alle donne.

Le campagne pubblicitarie che hanno per soggetto donne che fanno sport tendono sempre a enfatizzare i loro tratti iperfemminili più che le loro caratteristiche atletiche, continua Time. «Sì, queste donne sono belle» dice Nicole LaVoi, direttore del centro di ricerca su donne e sport dell’Università del Minnesota «ma vediamo anche un sacco di scollature profonde e di gambe e la musica ricorda molto quella di un soft porn». LaVoi fa notare inoltre che secondo le ricerche non c’è nessuna evidenza che dimostri che il sesso aiuta a promuovere lo sport e imputa l’enfatizzazione del sesso nelle campagne sportive femminili all’eccessiva presenza di uomini nei consigli di amministrazione delle società sportive. Lo scorso maggio la Federazione Mondiale di Badminton aveva stabilito che tutte le giocatrici dovessero indossare obbligatoriamente una gonna durante le partite «per assicurare un’immagine più attraente dello sport». La decisione è stata così contestata dalle giocatrici e in parte anche dai loro fan che la commissione sta ora pensando di ritrattare.

Ma non sono soltanto i grossi sponsor sportivi a cercare di capitalizzare sul corpo femminile, spiega Time. Le stesse atlete, consapevoli di avere davanti a sé una carriera abbastanza breve, scelgono spesso di trasformarsi in pinups. Cinque giocatrici di calcio tedesche, per esempio, hanno posato per Playboy poco prima dell’inizio dei mondiali di calcio femminile. E lo scorso novembre, la sciatrice americana Lindsay Vonn si è fatta fotografare nella famosa posa a gambe accavallate di Sharon Stone in “Basic Instinct”. Alla fine, conclude Time, le contraddizioni che circondano la rappresentazione del corpo delle donne sportive sono una diretta conseguenza del contesto più generale sul corpo delle donne a cui il pubblico è ormai stato abituato. In questo senso, dice, è difficile dare la colpa soltanto alla WTA.