Perché c’è solo una specie di esseri umani?

Per via del monte Toba, spiega un documentario della BBC

di Emanuele Menietti

La settimana scorsa nel Regno Unito è andata in onda la prima puntata di Planet of the Apemen (“Il pianeta degli uomini scimmia”), una nuova serie di documentari della BBC dedicata alle diverse specie di esseri umani che popolarono il pianeta prima dell’affermazione dell’Homo sapiens sapiens, la specie cui apparteniamo tutti noi (sì, tutti). La serie è stata realizzata con trucchi ed effetti speciali per ricreare con attori veri le fattezze delle diverse specie di ominidi, ricostruendo le loro abitudini, i loro spostamenti nelle varie aree del Pianeta e le loro capacità di comunicare e instaurare legami sociali.

Per centinaia di migliaia di anni abbiamo condiviso la Terra con diverse altre specie di esseri umani, tutte dotate di intelligenza, piene di risorse e abili nella caccia, eppure solamente la nostra specie alla fine è sopravvissuta, mentre le altre sono andate incontro all’estinzione. Il divulgatore scientifico Michael Mosley spiega come sia potuto succedere sul sito della BBC in occasione dell’inizio del programma televisivo.

Ci sono furiosi dibattiti sulle origini dell’uomo, ma tra gli scienziati c’è comunque un ampio consenso nella teoria secondo cui tutte le diverse specie di esseri umani che sono esistite siano discese da alcune creature simili alle scimmie che assunsero una posizione eretta circa sei milioni di anni fa. Queste creature ebbero numerosi discendenti, molti dei quali si estinsero, ma la prima creatura che avremmo riconosciuto come umano apparve in Africa due milioni di anni fa.

L’Homo ergaster era in grado di costruire strumenti ed era anche un abile cacciatore. Studiandone i resti fossili, i ricercatori hanno stabilito che era anche un buon corridore, capace di raggiungere velocità tali da poter competere con gli atleti olimpionici dei giorni nostri. H. ergaster visse momenti molto difficili nel corso della propria evoluzione con lunghi periodi di estrema siccità che portarono alla scomparsa di molte foreste tropicali e alla creazione di vasti deserti. Il caldo non era comunque un problema per questa specie: aveva pochi peli sul corpo e poteva quindi sudare per riequilibrare la temperatura corporea con maggiore efficienza. Questo particolare consentiva agli esemplari di H. ergaster di cacciare anche nel bel mezzo della giornata, quando le temperature sono più alte e la maggior parte degli animali riposa, diventando facile preda.

L’evoluzione portò alla differenziazione di altre specie come Homo erectus. Probabilmente alla ricerca di luoghi più ospitali dove cacciare con più facilità, diversi esemplari appartenenti al genere Homo si spostarono progressivamente dall’Africa verso l’Asia.

Nel corso degli anni i ricercatori hanno trovato tracce di H. erectus in un’ampia area compresa tra la Turchia e la Cina. La loro popolazione era comunque molto contenuta: piccoli gruppi di cacciatori e raccoglitori che si spostavano di continuo per trovare cibo. Avevano fattezze simili alle nostre e una spiccata socialità, mentre non è ancora certo se fossero in grado di sviluppare forme complesse di linguaggio, anche per ragioni anatomiche poiché avevano vie aeree diverse dalle nostre, almeno stando ai fossili fino a ora ritrovati.

Circa 120mila anni fa altri esseri umani si spostarono dall’Africa. Tra questi c’erano anche gli esemplari di Homo sapiens che, in piccoli gruppi e in migliaia di anni, raggiunsero il Vicino Oriente, per diffondersi poi nell’Asia meridionale circa cinquantamila anni fa e con altre ondate in Europa 40mila anni fa, rimpiazzando progressivamente gli esemplari di Homo neanderthalensis, che si erano probabilmente evoluti da gruppi europei isolati di Homo erectus e di altre specie umane.

Homo sapiens arrivò nell’Asia meridionale in tempo per assistere a un disastro naturale di enormi proporzioni, spiega Mosley.

Circa 74mila anni fa, il Monte Toba, un vulcano nel sud est asiatico, produsse una spettacolare eruzione, la più grande degli ultimi due milioni di anni. Il vulcano iniettò così tanto zolfo nell’atmosfera da abbassare le temperature del pianeta di alcuni gradi, creando tanta roccia fusa da poter ricoprire la Gran Bretagna con uno strato di dieci metri. Produsse anche enormi quantità di ceneri. Trasportate dai venti, le nubi bianche di polveri create dal Toba coprirono enormi porzioni dell’Asia, compresa buona parte del subcontinente indiano.

Secondo una teoria molto dibattuta, la catastrofe di Toba fu la principale responsabile della riduzione a poche migliaia di esemplari delle specie di esseri umani che popolavano il pianeta. L’uomo finì quasi sull’orlo dell’estinzione e per Homo erectus iniziò un lento declino durato circa 40mila anni, in cui cambiamento del clima e concorrenza sempre più forte dell’Homo sapiens per la ricerca di cibo non lasciarono scampo. Gli esemplari di H. erectus erano più grandi e forti rispetto a quelli di H. sapiens, ma erano meno intelligenti.

Nell’Homo erectus, spiegano gli esperti, le aree del cervello per il linguaggio erano poco sviluppate. L’Homo sapiens riusciva, invece, ad adattarsi anche a scenari complessi grazie alla possibilità di elaborare idee e di poterle comunicare con facilità ed efficacia ai propri simili. Gli esemplari di H. erectus costruirono per più di un milione di anni sempre gli stessi tipi di utensili, mentre gli H. sapiens costruirono utensili e armi più sofisticati, il cui uso si diffuse rapidamente.

H. erectus sparì sostanzialmente dall’Asia circa 30mila anni fa, anche se sembra che alcuni loro discendenti siano sopravvissuti sull’isola di Flores in Indonesia. Questi esseri umani, Homo floresiensis, anche conosciuti come “Hobbit”, sopravvissero fino a 12mila anni fa. Poi si estinsero, lasciandoci come unica specie del genere umano a popolare il pianeta.