Manovre e sottobosco, mezzo secolo fa

Andrea Romano racconta sospetti e scontri all'interno della DC e del governo Fanfani, e pratiche assai attuali

Sul Domenicale del Sole 24 Ore ieri Andrea Romano ha descritto ciò che racconta un documento ritrovato da due storici sulle trame e i conflitti interni al governo Fanfani del 1958, mostrando una storica attitudine delle istituzioni italiane a far convivere “elementi istituzionali e informali, costituzionali e materiali, ordinativi e sovversivi nel medesimo progetto di Governo” (con risvolti comici).

Già al tempo in cui le veline erano solo le informative riservate degli organi di sicurezza, il potere politico repubblicano si produceva in intrecci spericolati all’ombra delle istituzioni dello Stato. Intrecci popolati da esponenti di cordate rivali dello stesso partito di Governo, faccendieri e millantatori, ministri ed eversori, e che appaiono più fitti e confusi nelle fasi di passaggio da un equilibrio politico a un altro. Se state pensando alle cronache di queste ore siete fuori strada. Ma forse non del tutto. Perché il documento che anticipiamo, rinvenuto dagli storici Alessandro Marucci e Stefano Simoncini tra le carte di Amintore Fanfani nel corso del complesso lavoro di edizione dei diari del politico aretino, racconta una pagina inedita della storia italiana di mezzo secolo fa. Quando la lunga e sofferta transizione dal centrismo al centrosinistra, in particolare intorno alla crisi politica e di piazza del luglio 1960, produsse fibrillazioni che Aldo Moro avrebbe poi ricordato nel suo Memoriale come «il fatto più grave e più minaccioso per le istituzioni intervenuto in quel l’epoca». Eppure anche allora come oggi, senza bisogno di magistrati d’assalto o della circolazione via internet di intercettazioni o verbali d’interrogatorio, si racconta di un conflitto interno al partito di Governo combattuto a colpi di informazioni riservate e con l’uso partigiano di apparati dello Stato, sullo sfondo di un sottobosco di personaggi particolarmente abili nel prosperare anche materialmente tra le pieghe informali del potere pubblico.

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