Napoli siamo noi

Marco Imarisio fa una disincantata analisi della situazione e del suo significato

Il Corriere della Sera affida il commento in prima pagina sulla situazione dei rifiuti a Napoli a Marco Imarisio.

A New York e Parigi i lettori dei giornali penseranno all’errore di un tipografo distratto. Qualcuno deve aver ripubblicato gli stessi articoli su Napoli di tre anni fa, anzi due, anzi uno. Ci risiamo. Tra i loro tanti effetti collaterali, i rifiuti portano all’estero l’immagine di un Paese eternamente incapace di risolvere emergenze che altrove sono già passate in giudicato, e non da ieri. Noi, invece, siamo sempre qui.Pronti a dilaniarci tra parti politiche avverse, a «tifare» per la monnezza, dipende da chi ne sta subendo i miasmi e le conseguenze di immagine. E comunque fermi, immobili scrutando un orizzonte che nel giro di un mese potrebbe essere molto simile a quello della catastrofe del 2008. Luigi de Magistris ha ragione solo nel dire di essere l’ultimo arrivato. Sbaglia invece quando promette di pulire la sua città in cinque giorni, dando così prova di non aver compreso l’entità di questa tragedia e di essersi assentato quando Nostro Signore distribuiva la modestia. Il nuovo sindaco è una figura che divide e non unisce, per evidenti ragioni connesse al suo passato e alla sua personalità. Anche ieri ha distribuito pagelle a ogni altra controparte istituzionale, ribadendo la bontà della sua presunta rivoluzione con un ordine del giorno che in alcuni punti sembra un manifesto filosofico— le isole verdi in ogni quartiere —, quando invece servirebbero interventi strutturali, più concretezza. A margine, la presa d’atto della realtà, con l’annunciata apertura di tre siti di trasferenza: se non si dispone di un luogo dove «trasferire» i rifiuti, altro non sono che discariche camuffate. Ma per quanto sia ingombrante la figura del suo sindaco, Napoli è un’idea che va ben oltre le sorti di Luigi de Magistris.

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