Fassino sarà risarcito per la sua intercettazione sul caso Unipol

L'uomo che passò al Giornale il famoso nastro - "Ma abbiamo una banca?" - dovrà dare 40.000 euro al neo sindaco di Torino

L’imprenditore Fabrizio Favata è stato condannato dal gup di Milano a risarcire con 40.000 euro Piero Fassino per la storia della famosa intercettazione collegata al caso Unipol (“Ma abbiamo una banca?”). Favata è stato ritenuto responsabile di ricettazione, estorsione e tentata estorsione. Secondo il gup è stato lui – insieme al suo ex socio Roberto Raffaelli, che ha patteggiato la pena – a trafugare il nastro e a consegnarlo a Paolo Berlusconi alla fine del 2005. Il 31 dicembre del 2005 il Giornale pubblicherà in esclusiva la trascrizione dell’intercettazione. Il Post ha raccontato più volte questa storia e i suoi sviluppi.

Piero Fassino, ex segretario dei Ds e ora sindaco di Torino, deve essere risarcito per 40 mila euro dall’imprenditore Fabrizio Favata per la vicenda del “passaggio di mano” e della fuga di notizie dell’ormai famosa intercettazione di una telefonata tra lui e Giovanni Consorte in cui diceva «abbiamo una banca». Lo ha stabilito il gup di Milano Stefania Donadeo, che ha condannato Favata a due anni e quattro mesi e al risarcimento dei danni morali a favore dell’esponente del Pd.

La sentenza è stata emessa dal gup di Milano Stefania Donadeo al termine del processo con il rito abbreviato nell’ambito della vicenda relativa alla pubblicazione su Il Giornale della telefonata intercettata. Favata è stato ritenuto responsabile di ricettazione, estorsione e tentata estorsione. Il gup ha convalidato i patteggiamenti di altri due imputati: 1 anno e 8 mesi per Roberto Raffaelli, 1 anno e 4 mesi per Eugenio Petessi.

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