Come funziona Milano oggi

L'analisi di Dario Di Vico su come sta la città alla vigilia delle elezioni

Sul Corriere della Sera, tradizionale quotidiano della città, Dario Di Vico espone cosa muova (e cosa no) l’economia e le prospettive di Milano, alla vigilia delle elezioni per il sindaco.

«A mezzogiorno tutto il Nord è a Milano» . È solo una battuta, è di quelle che gli studiosi usano come fermo immagine delle loro ricerche ed è utile per aiutarci a cambiare paradigma. Si sente spesso raccontare come Milano sia una città stanca, prigioniera delle sue ambizioni mai realizzate e a sostegno di questa tesi vengono portati soprattutto due argomenti, i ritardi della politica (Expo docet) e il calo di motivazione della tradizionale borghesia ambrosiana. Ma davvero la politica e l’alta finanza sono ancora la A e la Z di Milano? Che i sogni della città siano rimasti nel cassetto è certamente vero, non è riuscita a diventare quella metropoli del terziario europeo che avrebbe potuto essere ma oggi più che recriminare conviene tentare di riscrivere la mappa delle relazioni socio-economiche, collocare la città dentro il «suo» Nord, operare un bilancio meditato del grado di internazionalizzazione, capire come si può affrontare il macro-fenomeno del pendolarismo giornaliero.

Per quanto riguarda, poi, il sistema delle imprese un test del mutamento viene da un’indagine che sta portando a termine la Camera di Commercio. Sono poche le aziende che erano nella classifica delle prime 70 nel ’ 90 e sono riuscite a restare nella lista compilata con i dati 2010. Dicevamo della centralità di Milano nel sistema Nord. È vero che alcuni territori, segnatamente il Veneto e in qualche misura l’Emilia stanno cercando di dotarsi essi stessi di reti lunghe, ma per tutta una serie di funzioni terziarie le imprese dei territori sono obbligate «a mezzogiorno» a venire a Milano. È facile pensare innanzitutto al ruolo delle grandi banche che di fatto «governano» più o meno indirettamente un pezzo non trascurabile del sistema industriale. Se le crisi aziendali che arrivano alla fase terminale vengono curate a Roma, al ministero dello Sviluppo economico, dalle banche milanesi passano i dossier che riguardano ristrutturazioni del debito, aggregazioni, passaggi generazionali, ipotesi di radicamento su nuovi mercati.

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