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  • Lunedì 4 aprile 2011

La perdita radioattiva di Fukushima

L'acqua contaminata raggiunge il mare attraverso una crepa in un pozzo e i tentativi per ostruirla non stanno funzionando

Nel corso del fine settimana, i tecnici che si occupano della messa in sicurezza di Fukushima I sono arrivati alla conclusione che l’acqua radioattiva dell’impianto raggiunge direttamente il mare, facendo aumentare la radioattività nella zona. L’acqua passa attraverso una crepa di uno dei sistemi di controllo dei reattori, ma non è stato ancora possibile sigillarla per arginare la dispersione di materiale contaminato. I tentativi di ieri non sono andati a buon fine e stando alle ultime notizie anche oggi i tentativi di ostruire la crepa sarebbero falliti.

Le ultime difficoltà arrivano dopo tre settimane di alti e bassi nell’opera di sistemazione della centrale nucleare, rimasta seriamente danneggiata in seguito al terremoto dello scorso 11 marzo che ha colpito il Giappone settentrionale causando uno tsunami che ha travolto la costa. Ieri la TEPCO, la società energetica che gestisce l’impianto, ha confermato di aver trovato i corpi di due tecnici che risultavano dispersi dal giorno delle onde anomale. Non è ancora chiaro quali siano state le cause dei decessi, ma il ritrovamento dei due cadaveri ha messo ulteriore pressione sulle decine di tecnici al lavoro nella centrale ed esposti quotidianamente ad alte dosi di radiazioni.

Da una decina di giorni, le autorità avevano rilevato una concentrazione superiore ai limiti di legge dei livelli di radioattività nell’area di mare nei pressi di Fukushima I, ma non era chiaro quali potessero essere le cause della contaminazione. Dopo un lungo e pericoloso lavoro di ricerca, i tecnici hanno scoperto una crepa in uno dei tunnel che portano verso il reattore 2 dell’impianto. Si tratta di un pozzetto che viene solitamente utilizzato per verificare lo stato dei cavi elettrici che alimentano i sistemi di raffreddamento del reattore.

La piccola fossa si trova a pochi metri di distanza dal mare, è profonda circa due metri ed è colma di acqua altamente contaminata. Una crepa nella struttura fa sì che l’acqua fluisca verso il mare, facendo così aumentare la radioattività nella zona. Da più di due giorni i tecnici sono al lavoro per chiudere la crepa, ma l’operazione non è semplice. Non riuscendo a sigillare la fessura con il cemento, hanno versato 60 chilogrammi di segatura, poi otto chili di un particolare polimero e tre sacchi di giornali triturati per assorbire l’acqua. La soluzione non ha funzionato e il materiale contaminato continua a raggiungere il mare. La speranza è che il particolare polimero inserito nel pozzetto si gonfi assorbendo l’acqua, ostruendo così la perdita, ma i responsabili della TEPCO non sanno dire se questo avverrà e in che tempi.

L’Agenzia per la sicurezza nucleare del Giappone sta monitorando la situazione, effettuando prelievi a campione per rilevare la quantità di radiazioni. A 40 chilometri dalla costa, i livelli sono il doppio rispetto a quanto consentito dalla legge. I nuovi dati sulle radiazioni nei pressi dell’impianto non sono ancora noti, ma settimana scorsa erano state rilevate quantità migliaia di volte superiori ai limiti di sicurezza stabiliti dalla legge.

Intanto nel paese continuano gli sforzi per portare soccorso ai terremotati e a chi ha perso tutto a causa dello tsunami, che ha travolto interi villaggi spazzando via case, strade e linee elettriche. Il numero ufficiale delle vittime secondo le autorità è di 12.087 persone, mentre ci sono ancora 15.552 dispersi. I senzatetto sono più di duecentomila.