La versione italiana del caso Guttenberg

Beppe Severgnini immagina il percorso italiano di uno scandalo come quello del ministro tedesco

Sul Corriere di oggi Beppe Severgnini riprende la storia del ministro della Difesa tedesco Guttenberg, dimessosi in seguito alle accuse di aver copiato la sua tesi di dottorato, e prova a immaginare i diversi sviluppi di un caso simile che avvenisse in Italia.

Il ministro tedesco Karl-Theodor zu Guttenberg, accusato d’aver copiato parte della tesi di dottorato, s’è dimesso. Proviamo a immaginare cosa sarebbe accaduto in Italia.
Il ministro Carlo T. Gutti – nome di fantasia – viene accusato d’aver copiato la tesi di laurea. Per giorni evita ogni uscita pubblica, rinunciando anche a due inaugurazioni, un’escursione familiare con l’auto blu e un invito a “Ballarò”. Raggiunto finalmente dai cronisti, nega tutto: “Chiunque s’azzardi a dire che ho copiato la tesi se la vedrà con me in tribunale!”. I compagni di partito confidano ai giornalisti: “Gutti? Ma sarebbe stato bocciato anche al Cepu! Un dottorato? Impossibile.” Il titolo di studio è però visibile dietro la scrivania ministeriale, tra le foto con cardinali, capi di Stato e Francesco Totti. L’on. Gutti deve spiegare: ha preso la laurea? L’ha copiata? L’ha comprata?
Preoccupato, lancia la controffensiva. I media governativi sostengono che “le accuse sono risibili”. Una trasmissione TV dimostra, con un plastico, che il ministro Gutti, se avesse copiato la tesi, sarebbe giustificato: la facoltà dove ha studiato è labirintica, e il relatore è noto per non farsi trovare dagli studenti. L’opposizione, uscendo dal consueto stato catatonico, grida il proprio sdegno: «La vicenda Gutti rappresenta un chiodo nella bara della democrazia!», dice un portavoce. Gli ascoltatori fanno gli scongiuri e il portavoce non verrà più invitato.

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