Come fu gonfiato il prezzo di Saras

La ricostruzione di Repubblica a partire dai verbali dell'inchiesta

Su Repubblica di oggi Walter Galbiati ricostruisce la trattativa sulla quotazione in borsa della società Saras, nel 2006, a partire dai documenti dell’inchiesta contro i banchieri coinvolti in quella trattativa, inchiesta per cui è stata domandata l’archiviazione.

«È vitale che davanti al prezzo ci sia un 6». Perché il 10 maggio 2006, due giorni prima della fissazione del prezzo di Saras, l’allora capo di Jp Morgan, Federico Imbert, abbia inviato ai suoi collaboratori questa e-mail, lo si capisce dalla richiesta di archiviazione del pm Luigi Orsi per le accuse di falso in prospetto e aggiotaggio nei confronti dei banchieri di Jp Morgan, Morgan Stanley e Caboto (Intesa Sanpaolo), advisor della società che fa capo alla famiglia Moratti nella quotazione in Borsa. «Ci stiamo giocando tutto in queste ultime ore e non vorrei lasciare nulla di intentato», diceva Imbert. C’era il rischio che i Moratti bloccassero la quotazione, qualora avessero ritenuto il prezzo della quotazione non soddisfacente. E non era un’ipotesi remota, perché i due fratelli hanno ribadito nei loro interrogatori che la «quotazione non era una necessità» e che ritenevano la società sottovalutata.
«La raffineria vale tra i 10 e i 12 miliardi di euro. Non sono un tecnico di valutazioni ma il valore di Saras al prezzo di 6 euro dà un totale di 5,3 miliardi», ha sostenuto l´ad di Saras Massimo Moratti, confortato in un verbale fotocopia dal fratello e presidente Gianmarco. Del resto, non era stato facile convincere la famiglia a quotare la società. Ci avevano provato qualche anno prima gli stessi banchieri di Jp Morgan, ma senza successo, e ora si era arrivati a un passo da un traguardo storico e da uno dei più grossi affari dell´anno. Come? Lo spiega a verbale Matteo Manfredi di Banca Leonardo, il principale collaboratore di Gerardo Braggiotti, amico della famiglia Moratti e subentrato in seguito come advisor. «Le banche – sostiene Manfredi – tendono inizialmente a invogliare l´emittente con valutazioni molto positive e, quando poi il procedimento è avviato, il cliente pensa che quelle valutazioni possano essere mantenute.

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