La Russa ha imposto il silenzio stampa alla Marina Militare?

Secondo Linkiesta il ministro non vuole che si parli della mancata presenza dei militari a bordo della petroliera sequestrata martedì

Martedì 8 febbraio una petroliera italiana è stata sequestrata al largo dell’oceano Indiano, tra la Somalia e l’India, da un gruppo di pirati. Secondo Linkiesta, il ministro della Difesa avrebbe imposto il silenzio stampa alla Marina Militare, per evitare lamentele e recriminazioni riguardo la mancata presenza a bordo di un gruppo di militari a difesa della nave, come gli armatori chiedevano da tempo. La Marina era d’accordo ma La Russa alla fine non prese alcuna decisione.

«La mia dottrina è quella della massima trasparenza». Quando Matteo Miotto è stato ucciso da un cecchino in Afghanistan, alla vigilia di Capodanno, il corto circuito delle informazioni sulle circostanze della morte dell’alpino italiano ha fatto irritare, non poco, Ignazio La Russa. Non si può prescindere da una comunicazione chiara, schietta, senza ombre sull’attività dei nostri militari nel paese asiatico, era stato il messaggio del ministro della Difesa. Chissà cosa avranno pensato ieri allo Stato Maggiore della Marina militare quando, di primo mattino, hanno ricevuto una comunicazione perentoria e indiscutibile da Palazzo Baracchini. Destinatari, i marinai tutti. Mittente, il ministro in persona. Oggetto: lo stop alle comunicazioni. Sì, perché la Marina aveva appena iniziato a veicolare informazioni sul sequestro di una petroliera italiana nell’Oceano Indiano e sulla pronta mobilitazione della Fregata Zeffiro, quando è stata bruscamente bloccata. Nessuno è stato autorizzato a parlare. Tutta la comunicazione sulla sorte della Savina Caylyn e del suo equipaggio è stata demandata al quartier generale di Eu Navfor, la missione antipirateria dell’Unione europea. Un altolà inatteso, quello del ministro, che ha destato non pochi malumori. «Un bavaglio all’informazione inspiegabile e incomprensibile, che francamente ci lascia sbigottiti» fanno sapere le gole profonde dello Stato Maggiore.

Ma cosa ha indotto La Russa a zittire i marinai e a smentire se stesso? Alla Marina qualcuno si è fatto un’idea. La risposta ha le sue radici a Venezia e per trovarle bisogna tornare indietro nel tempo, all’ottobre scorso. Al Regional Seapower Symposium partecipano i vertici della forza armata. È qui che arriva l’annuncio: su richiesta della Confederazione Italiana Armatori, la Marina militare ha segretamente elaborato un piano per la difesa dei mercantili in transito nel Golfo di Aden che prevede, in particolare, di imbarcare su richiesta da due a cinque fucilieri del Reggimento San Marco. Le carte sono sul tavolo del ministro dallo scorso mese di agosto, ma La Russa non ha ancora deciso. Ed evidentemente non vuole che se ne parli. Ritiene, secondo alcuni ufficiali, che il sequestro della Savina Caylyn possa alimentare nuove discussioni sull’argomento, trapelate anche oggi sulla stampa, sebbene proprio il suo armatore Luigi D’Amato risulta essere tra i pochi a non volere soldati né contractor sulle sue navi.

(continua a leggere su Linkiesta)