«Queste élites boriose e antidemocratiche»

L'intervista di Berlusconi sul Foglio di venerdì

Il  Foglio ha pubblica venerdì un’intervista con Silvio Berlusconi sul suo confronto con la procura di Milano.

Il presidente del Consiglio è sotto assedio giudiziario e il suo partito, che ha vinto le elezioni, dichiara che i pubblici ministeri agiscono in base a un piano politico eversivo, sono mobilitati contro di lui come una “avanguardia rivoluzionaria”. L’accusa è pesante, ma è anche dimostrabile? “Questo è il contenuto del documento votato all’unanimità dall’Ufficio di presidenza del Popolo della libertà. Per quanto mi riguarda devo osservare che dalle cronache di questi giorni si capisce che i pubblici ministeri e i giornali o i talk show della lobby antiberlusconiana, che trascina con sé un’opposizione senza identità propria, si muovono di concerto: si passano le carte, non si comprende in base a quale norma, come nell’inchiesta inaccettabile di Napoli; oppure, come è avvenuto a Milano, scelgono insieme i tempi e i modi per trasformare in scandalo internazionale inchieste farsesche e degne della caccia spionistica alle ‘vite degli altri’ che si faceva nella Germania comunista. Per il reato di cena privata a casa del premier hanno stilato un mandato a comparire, solitamente di due paginette burocratiche, allegando 400 pagine di origliamenti e altri documenti presunti d’accusa con uno scopo preciso, uno scopo comune a magistrati che dovrebbero agire in nome della legge e oppositori politici del governo e miei personali”.
Quale scopo? “Lo hanno scritto su tutti i giornali il professor Zagrebelsky, la signora Spinelli, il professor Asor Rosa e tanti altri: bisogna liberarsi di Berlusconi evitando il voto degli italiani, tutti rincretiniti secondo queste élites boriose e antidemocratiche, e ci vuole dunque una iniziativa, cito letteralmente, ‘extraparlamentare’ che punti sull’emergenza morale per distruggere la sovranità politica che il popolo italiano non è degno di esercitare. Così distrussero, con il suo male ed il suo bene, la Prima Repubblica, così provano da molti anni a far fuori la nuova politica, quella delle libertà civili, del garantismo per tutti e dell’alternanza democratica di governo garantita dal sistema maggioritario di cui sono il padre politico effettivo”.
E’ la solita tiritera del ribaltone? “No, c’è qualcosa di più e di diverso. Il primo ribaltone del 1994-1995 si fondò sul rigetto delle elezioni manovrato dal presidente della Repubblica di allora, lo Scalfaro del famigerato ‘non ci sto’ che ora conciona allegramente sulla ‘legge-uguale-pertutti’. Diedero una parvenza di istituzionalità a una manovra di Palazzo fondata sulla perdita della maggioranza in Parlamento. Stavolta c’è una coscienza pubblica diffusa dell’intollerabilità costituzionale e civile di un siffatto modo di procedere, il famoso golpe bianco, anche perché abbiamo un presidente che è un galantuomo, e allora ricorrono a quello che lei, caro direttore, ha chiamato ‘golpe morale’. Vogliono procedere con le scarpe chiodate di una giustizia che travolge i diritti della persona, e con essi mira a travolgere il funzionamento regolare delle istituzioni. E’ per questo che nel documento del Popolo della libertà si parla di eversione politica. E’ un giudizio tecnico, non uno sfogo irresponsabile. L’obiettivo conclamato, proclamato e declamato ad alta voce è di far
saltare governo e maggioranza attraverso l’assedio giudiziario, paralizzando l’esecutivo, mettendo l’Italia sotto la luce più fosca al cospetto del mondo, e alla fine contando su una condanna penale che sperano possibile e che costruiscono con il preciso intento di togliermi i diritti civili. Non ce la faranno, però, intanto perché c’è un giudice a Berlino, e io ho fiducia di trovarlo, e poi perché in una democrazia il giudice di ultima istanza, quando si tratta di decidere chi governa, è il popolo elettore e con esso il Parlamento, che sono i soli titolari della sovranità politica”.
Ma questo vuol dire che lei personalmente è in un certo senso al di sopra della legge? “Certo che no. I padri costituenti avevano stabilito saggiamente che prima di procedere contro un parlamentare si dovesse essere certi, attraverso un voto della sua Camera di appartenenza, che si era liberi dal sospetto di accanimento o persecuzione politica. Era un filtro tra i poteri autonomi dell’ordine giudiziario e la sovranità e autonomia della politica. Io ho già affrontato vittoriosamente decine di processi e affronterei serenamente qualsiasi altro processo. Da cittadino privato me la caverei senza problemi, con accuse così ridicole, sostanziate solo da pregiudizio e da tecniche inquisitorie indegne di un paese civile, come la negazione dei testi a difesa del caso Mills o addirittura la violazione di un voto del Parlamento, come nel caso di questi giorni. Ma io resisto perché, come sempre nella mia storia, l’attacco al mio privato è in realtà un attacco al ruolo pubblico che svolgo, alla mia testimonianza democratica. Vede, hanno perso per strada, come sempre quando ci si ostina in modo fazioso contro un avversario trasformato in ‘nemico assoluto’, la distinzione tra il conflitto politico e il funzionamento e la dignità delle istituzioni sovrane. Chi, come voi dite, predica una Repubblica della virtù, con toni puritani e giacobini, ha in mente una democrazia autoritaria, il contrario di un sistema fondato sulla libertà, sulla tolleranza, su una vera coscienza morale pubblica e privata. Io, qualche volta, sono come tutti anche un peccatore, ma la giustizia moraleggiante che viene agitata contro di me è fatta per ‘andare oltre’ me, come ha detto il professor Zagrebelsky al Palasharp. E’ fatta per mandare al potere attraverso un uso antigiuridico del diritto e della legalità, l’idea di cultura, di civiltà e di vita, di una élite che si crede senza peccato, il che è semplicemente scandaloso, è illiberalità allo stato puro. Luciano Violante è tornato a distinguere tra peccato e reato e ad ammonire contro quell’insana passione per una soluzione extrapolitica, extraparlamentare ed extrademocratica del conflitto civile. Gli anticorpi contro il fanatismo ci sono. Gente capace di capire che si sta facendo un danno anche economico e d’immagine al paese, cercando di impantanarlo in una situazione radicalmente negativa, che potrebbe condurre al declino e imbrigliare la sua capacità di sviluppo, ce n’è. I sondaggi e l’aria del tempo ci dicono che la maggioranza dei cittadini è stufa della pornografia politica e giudiziaria e vuole che si torni a ragionare, e soprattutto ad operare, intorno alle cose che contano davvero per la loro vita. Ed è quello che io e il mio governo ci sforzia-
mo di fare tutti i giorni”.