Gbagbo non molla

È fallita l'ennesima missione diplomatica per convincere il presidente ivoriano a lasciare l'incarico dopo la sconfitta elettorale

La missione diplomatica dei principali leader dell’Africa occidentale in Costa d’Avorio è fallita: dopo giorni di trattative, il presidente Laurent Gbagbo si è rifiutato di fare un passo indietro rinunciando alla presidenza, come richiesto da settimane dalla comunità internazionale. Gbagbo è stato rieletto alla guida del paese nelle elezioni di fine novembre dopo aver ottenuto l’annullamento di una grande quantità di voti per il proprio opponente, Alassane Ouattara, che non vuole rinunciare alla propria nomina a nuovo presidente del paese.

Nonostante le insistenze dei leader africani, che hanno anche minacciato l’intervento militare per risolvere il problema in Costa d’Avorio, Gbagbo si è rifiutato di collaborare e di aprire una nuova fase politica nel paese, dove ora potrebbe scoppiare una guerra civile. L’azione diplomatica è stata condotta dai presidenti del Benin, della Sierra Leone e di Capo Verde per conto dell’ECOWAS, la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale. I tre si sono recati ad Abidjan, una delle principali città del paese, dove Ouattara ha deciso di insediare il proprio governo all’interno di un albergo presidiato da alcune centinaia di militari delle forze di pace dell’ONU. Dopo le elezioni, sia Gbagbo che Ouattara si sono dichiarati presidenti e hanno messo in piedi due governi.

I leader dei paesi africani hanno parlato separatamente con i due presidenti, ottenendo alcune timide aperture, ma al momento pare nulla di concreto. I tre presidenti hanno da poco abbandonato il paese e riferiranno ai vertici dell’ECOWAS i risultati ottenuti. Salvo cambiamenti di programma, la Comunità dovrebbe poi organizzare una seconda visita diplomatica nel paese per portare avanti una nuova serie di trattative.

Gbagbo sembra però essere determinato a non abbandonare la propria carica. Il presidente ivoriano, dicono alcune fonti interne alle delegazioni diplomatiche raccolte dalla BBC, si ritiene regolarmente eletto e pensa che quella della ECOWAS sia una iniziativa pretestuosa, se non addirittura una trama internazionale per destituirlo. Gbagbo ha poi minacciato di espellere dalla Costa d’Avorio i diplomatici appartenenti ai paesi che non riconoscono la sua rielezione.

La televisione di Stato, controllata dal governo di Gbagbo, fa propaganda contro Ouattara e trasmette messaggi minacciosi indirizzati agli oppositori del presidente e ai non ivoriani presenti nel paese. In Costa d’Avorio è presente un contingente di 9.500 uomini delle Nazioni Unite al quale Gbagbo ha chiesto in più di una occasione di abbandonare il paese, senza ottenere però un ritiro delle forze di pace.

La comunità internazionale teme l’esplosione di una nuova guerra civile nel paese a causa delle tensioni sempre più forti tra i sostenitori di Gbagbo e di Ouattara. Le elezioni si sono tenute un mese fa e da allora sono morte 173 persone a causa delle violenze e degli scontri. Si stima che almeno 20mila persone abbiano abbandonato il paese per trovare rifugio oltre il confine con la Liberia e l’Ufficio dei Rifugiati dell’ONU (UNCHR) teme una nuova emergenza umanitaria. Donne, bambini e anziani hanno trovato ospitalità in alcuni villaggi sul confine, ma le risorse sono poche e serviranno cibo, acqua e medicinali per le diverse migliaia di rifugiati.

foto: ISSOUF SANOGO/AFP/Getty Images

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