In fuga dalla Costa d’Avorio

Per sfuggire agli scontri e alle persecuzioni, in 13mila hanno trovato riparo in Liberia e si teme l'emergenza umanitaria

Nelle ultime settimane, almeno 14mila persone sono fuggite dalla Costa d’Avorio per trovare riparo nella vicina Liberia. La stima è delle Nazioni Unite, che prevede un ulteriore aumento dei rifugiati nell’area con l’arrivo di altre 15mila persone nel corso dei prossimi giorni. Buona parte dei rifugiati sono sostenitori di Alassane Ouattara e cercano di fuggire ai controlli e alle violenze delle forge governative, guidate dal presidente Laurent Gbagbo.

Ouattara e Gbagbo si sono sfidati alle ultime elezioni presidenziali della Costa d’Avorio lo scorso 28 novembre. Il primo ha ottenuto più voti del secondo, che non ha però riconosciuto la vittoria al proprio avversario ottenendo dalla Corte Costituzionale l’annullamento di diverse migliaia di schede elettorali. Entrambi i candidati si sono dichiarati presidenti dopo le elezioni e ora il paese rischia una nuova guerra civile.

Da settimane la comunità internazionale cerca di fare pressioni su Gbagbo per indurlo ad abbandonare l’incarico, ma fino a ora il presidente si è rifiutato di abbandonare il potere. Gbagbo ha il sostegno di buona parte delle forze militari ivoriane, mentre Ouattara può fare affidamento sul sostegno dei ribelli nel nord-ovest del paese.

Secondo Fatoumata Lejene-Kaba, portavoce dell’Ufficio dei Rifugiati dell’ONU (UNHCR), i cittadini che hanno abbandonato la Costa d’Avorio provengono principalmente dall’area occidentale del paese. Molti fuggono nel timore di essere perseguiti dalle autorità per aver sostenuto Ouattara, mentre altri avrebbero deciso di lasciare il paese nel timore dello scoppio di nuove violenze, che potrebbero riaccendere la guerra civile.

Il progressivo aumento dei rifugiati potrebbe portare a una nuova emergenza umanitaria. Donne, bambini e anziani hanno trovato ospitalità in alcuni villaggi della Liberia sul confine con la Costa d’Avorio, ma le risorse sono poche e serviranno cibo, acqua e medicinali per le diverse migliaia di rifugiati.

Sul fronte politico e della diplomazia continuano gli sforzi della comunità internazionale. I presidenti della Sierra Leone, di Capo Verde e del Benin raggiungeranno il paese per parlare direttamente con Gbagbo. I tre paesi fanno parte dell’ECOWAS, la Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale, che ha intimato a Gbagbo di rimettere il mandato o di prepararsi a una deposizione con l’uso “legittimo della forza”.

Dal proprio ufficio governativo, che ha al momento sede in un albergo della città di Abidjan, Ouattara ha intanto inviato un nuovo appello alla comunità internazionale per vigilare sulla situazione della Costa d’Avorio, segnalando violenze e crimini contro i propri sostenitori. Nel paese c’è un contingente di pace dell’ONU formato da diecimila uomini e si stima che fino a ora siano morte almeno 170 persone a causa degli attacchi delle forze militari fedeli a Gbagbo.

foto: ISSOUF SANOGO/AFP/Getty Images

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