Berlusconi ce la fa?

Il punto della situazione: a quattro giorni dal voto di sfiducia si mette meglio per il governo

Italian Prime Minister Silvio Berlusconi gestures during a press conference to present new government measures for the youngsters called "rights to the future" in Rome's Palazzo Chigi on November 24, 2010. The billionaire media tycoon faces confidence votes in both the lower and upper houses of parliament on December 14. AFP/PHOTO Filippo MONTEFORTE (Photo credit should read FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)
Italian Prime Minister Silvio Berlusconi gestures during a press conference to present new government measures for the youngsters called "rights to the future" in Rome's Palazzo Chigi on November 24, 2010. The billionaire media tycoon faces confidence votes in both the lower and upper houses of parliament on December 14. AFP/PHOTO Filippo MONTEFORTE (Photo credit should read FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

Aspettiamo e vediamo cosa succederà il 14 dicembre prima di fare analisi e bilanci, ma in questo momento probabilmente i finiani non stanno passando un momento eccezionale. Il 3 dicembre Futuro e Libertà aveva presentato una mozione di sfiducia, sottoscritta anche da UdC, ApI e MpA. Bocchino annunciò che la maggioranza non esisteva più, e fino a ieri diceva che «siamo 316 a 311». In realtà a fare i conti oggi il governo rischia di farcela, per un pelo.

Ieri avevamo detto che c’erano due cose da tenere d’occhio: i due deputati della SVP e i tre indecisi (due dell’IdV, uno del gruppo misto). L’astensione dei due deputati della SVP, che pare ormai certa, avrà l’effetto di abbassare il quorum: a Berlusconi non servono più 316 voti bensì 314. I tre indecisi si spostano pericolosamente verso il voto al governo: ieri i deputati Razzi e Grassano hanno annunciato il voto per il governo, e quest’ultimo aveva persino firmato la mozione di sfiducia del terzo polo. A loro si aggiungerà forse Scilipoti, il colorito ex esponente dell’IdV che ieri ha detto di essere ancora indeciso, Giampiero Catone, che è entrato in Futuro e Libertà e ne è uscito poco dopo; persino Paolo Guzzanti, dopo aver detto peste e corna di Berlusconi negli ultimi mesi, viene dato in dubbio dai giornali, orientato a non votare la sfiducia.

Veniamo ai numeri, quindi.

Il governo alla Camera è certo di poter contare su 310 voti: 235 del PdL, 59 della Lega, 12 di Noi Sud, poi Nucara, Pionati, Cesario e Grassano.

L’opposizione alla Camera è certa di poter contare su 310 voti: 199 del PD, 35 dell’UdC, 32 di Futuro e Libertà, 22 dell’Italia dei Valori, 6 dell’ApI, 6 dei Radicali, 5 del MpA, 2 dei Liberaldemocratici, poi Nicco, La Malfa e Giulietti.

In bilico ci sono nove voti. Due sono quelli della SVP, che si asterranno. Altri tre appartengono a tre deputate in gravidanza e sul punto di partorire: Giulia Bongiorno e Giulia Cosenza di Futuro e Libertà, Federica Mogherini del PD. Tutte e tre hanno detto che faranno di tutto per essere in aula e votare la sfiducia al governo. Poi ci sono gli ultimi quattro, gli indecisi. Uno è Bruno Calearo, che ieri ha annunciato l’astensione ma non sembra ancora deciso: dovesse astenersi abbasserebbe ulteriormente il quorum. Gli altri tre sono Catone, Scilipoti e Guzzanti, di cui abbiamo detto sopra. Al governo potrebbe bastare aggiudicarsi i loro voti per mettere al sicuro la sopravvivenza – almeno per un altro po’.

foto: FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images