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La Cina vista dagli Stati Uniti

L'analisi in dettaglio di quattro nuovi cable dall'ambasciata Usa di Pechino

di Matteo Miavaldi, Simone Pieranni

Tra i cable pubblicati oggi, provenienti dall’ambasciata Usa di Pechino, ne abbiamo scelti quattro. Si scopriranno il consiglio di amministrazione dell’azienda Cina, i gusti cinematografici del futuro leader del paese, Xi Jinping, il carisma armonioso di Li Keqiang, l’equilibrio di potere sul Tibet nel 2008 e la leadership sicura e incontrastata di Hu Jintao. Di seguito il dettaglio dei quattro documenti.

1. Principini vs Bottegai
Top leadership dynamics driven by consensus, interests, contacts say

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I piani alti dell’apparato governativo cinese sono per antonomasia il luogo più inaccessibile di tutta la Repubblica popolare. Il Comitato centrale del Pcc nella storia, complice una segretezza quasi totale del meccanismo decisionale e dei regolamenti di conti interni, ha preso delle connotazioni quasi mitiche. A discapito dell’epica, il leak del 23 luglio 2009 rivela la fittissima rete di interessi incrociati che anima i rapporti tra i più alti vertici del Partito, spiegando chiaramente le divisioni interne dell’organo “più democratico del mondo”: il Politburo di Pechino.

Secondo i contatti dell’ambasciata americana, la gigantesca torta cinese sarebbe suddivisa in modo rigorosamente materialista, adottando organigrammi a piramide degni delle multinazionali occidentali. Vista in quest’ottica, il CEO sarebbe Hu Jintao, l’azionista di maggioranza dell’azienda Cina: all’interno del Politburo, in sede di discussione e votazione di politiche economiche nazionali, rapporti con Corea del Nord o Taiwan ed altre questioni fondamentali, le decisioni vengono prese assieme da tutti e 25 i membri; per tutto il resto, in sostanza, basta non calpestarsi i piedi. Il Pcc è una grande famiglia, e gli interessi di tutti i leader devono essere tutelati. Spiega la fonte:

E’ noto che l’ex premier Li Peng e la sua famiglia abbiano il controllo dell’energia elettrica; Zhou Yongkang ed associati controllano il petrolio.

La famiglia dell’ex top leader Chen Yun controllava la maggioranza degli istituti bancari cinesi, mentre a Jia Qingling andava il mercato immobiliare di Pechino; il genero di Hu Jintao era a capo del portale internet sina.com, e la moglie di Wen Jiabao ha il monopolio delle gemme preziose.

In piccolo, il sistema si ripete anche a livello locale, con rappresentanti di partito che si aggiudicano posizioni di potere dopo aver investito moneta sonante nel settore del referente politico preferito, e che quindi, da buoni azionisti, vogliono vedere grossi profitti in poco tempo. Continua la fonte:

Per questo il partito del Growth First sarà sempre più influente di chi vuole occuparsi dei poveri o controllare l’inflazione.

Ma in aggiunta alle dinamiche prettamente economiche, come nella migliore delle tradizioni imperiali, anche i legami di sangue non vengono trascurati. All’interno del Partito esistono due fazioni: i principini e i bottegai. I primi, figli di eroi della rivoluzione, rivendicano il diritto genetico di guidare il Paese, in contrapposizione ai secondi, che non potendo vantare un pedigree di lotta, vengono derisi e sminuiti come “figli di bottegai”. Xi Jinping ad esempio rientra nei principini, mentre Hu Jintao e Wen Jiabao sono riconducibili alla fazione dei bottegai.

L’aneddoto conclusivo è illuminante: la fonte cinese sostiene di aver sentito una famiglia principina denunciare la pochezza rivoluzionaria di un bottegaio dicendo che «mentre mio padre stava sanguinando e morendo per la Cina, tuo padre era lì a vendere lacci per le scarpe». E la chiamano armonia.

2. Al futuro Leader non piace Zhang Yimou
Zhejiang party secretary touts economic successes

E’ descritto come un tipo ambizioso, rigoroso e austero, sicuro di sé e in grado di sciorinare dati che dimostrano il suo ottimo operato. Già nel 2007 l’ambasciata Usa mette Xi Jinping (recentemente nominato vice capo della commissione militare centrale, anticamera della carica di segretario del Partito comunista cinese) tra i potenziali candidati alla successione di Hu Jintao nel 2012. Nel 2007 Xi Jinping è segretario del partito nella provincia del Zhejiang, dalla quale arrivano ottimi risultati in termini economici, di regolamentazione dei lavoratori migranti, di lotta alla corruzione. Xi Jinping si pone sulla linea lunga di Deng Xiaoping, quando afferma che la Cina è ancora al primo stadio del suo sviluppo.

Poco tempo prima della stesura del rapporto Xi Jinping si era recato anche negli Usa. Dall’ambasciata degli Stati Uniti, una volta tornato in Cina, si raccolgono le sue impressioni sul viaggio. Xi Jinping risulta innamorato del cinema di Hollywood, che produce film sulla seconda guerra mondiale (si augura che continueranno a farlo, definendoli “pieni di verità con una chiara divisione tra buoni e cattivi”). Mica come i cinesi, come Zhang Yimou, che vinceranno pure gli Oscar, specifica Xi Jinping, ma che alla fine parlano sempre degli stessi intrighi di corte all’epoca imperiale.  La maledizione del fiore dorato, del 2006, ad esempio, a Xi Jinping non è proprio piaciuto: dopo la visione si è detto confuso. Molto meglio Salvate il soldato Ryan.

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