Il PD e l’emendamento sui fondi ai ricercatori

Un emendamento di Tabacci proponeva di dare ai ricercatori parte dei soldi destinati ai partiti

Sta girando molto su internet il racconto di un episodio avvenuto ieri durante la discussione della riforma universitaria alla Camera dei deputati. Bruno Tabacci, deputato di Alleanza per l’Italia, aveva proposto un emendamento che, se approvato, avrebbe dirottato 20 milioni di euro dai rimborsi elettorali riservati ai partiti al finanziamento di diversi contratti da ricercatore a tempo indeterminato.

Eccetto l’UdC, l’opposizione sembrava sostenere in modo compatto l’emendamento, che grazie al voto di parte del gruppo di Futuro e Libertà poteva essere approvato, mandando sotto il governo per l’ennesima volta. A un certo punto, però, durante la discussione, il deputato del PD Ugo Sposetti ha preso la parola, annunciando il suo voto contrario e invitando i suoi colleghi a fare altrettanto, nonostante ai deputati del PD fosse stato ufficialmente indicato dalla presidenza del gruppo di votare a favore.

Signor Presidente, voterò contro questo emendamento in quanto la sua copertura non è assolutamente accettabile. La copertura di questo emendamento non è accettabile da me e, mi auguro, anche da molti parlamentari dell’opposizione. L’invito caldo che rivolgo ai colleghi della Commissione – i quali hanno condotto un ottimo lavoro e sicuramente hanno svolto un grande sacrificio nel condurre questa loro battaglia – è quello di modificare l’orientamento di voto favorevole con l’orientamento del nostro gruppo, ossia di voto contrario.

Tabacci allora ha risposto confermando le motivazioni della copertura finanziaria e affermando che sulla questione dei finanziamenti alla politica “bisognerebbe stendere un velo davvero molto pietoso”. Sposetti, che è stato a lungo tesoriere del PdS e dei DS, a quel punto ha preso di nuovo la parola.

Signor Presidente, la pregherei di rivolgere un appello al collega Tabacci. Non so quanti veli lui abbia e quale uso ne faccia, ma non può permettersi di stendere veli sulle persone che si sono interessate della vita dei partiti. Questo non è consentito né all’onorevole Tabacci né ad altri. […] Naturalmente rivolgo nuovamente l’appello ai colleghi di votare contro questo emendamento, perché l’emendamento è volgare: non è a favore dei ricercatori e dei docenti, è semplicemente volgare per come è stato scritto.

Si va al voto, allora, e il PD si spacca. La maggioranza del gruppo vota a favore dell’emendamento. In venticinque votano contro: tra questi, oltre Sposetti, anche Cuperlo, D’Antoni e Livia Turco. In diciassette si sono astenuti, e tra questi D’Alema, Fassino, Migliavacca, Madia, Orlando, Soro e Ventura. Altri ventuno invece erano assenti, e tra questi Bersani, segretario nazionale del partito. L’elenco completo dei votanti si può leggere qui. Sul sito della Camera, invece, si può leggere il resoconto dei lavori.

L’emendamento viene bocciato: votano contro PdL, Lega, UdC e un pezzo di Futuro e Libertà, votano a favore Alleanza per l’Italia, la maggioranza del gruppo del PD e tutto il gruppo dell’IdV, esclusi gli assenti. Seguono ancora polemiche, con quelli di Alleanza per l’Italia che accusano Sposetti e dicono che «l’unico partito sopravvissuto alla Prima Repubblica è il PCI…» e Sposetti che parla ancora di «un emendamento strumentale in una battaglia che qualcuno vuole combattere trovando risorse dai rimborsi elettorali dei partiti». Se fosse passato l’emendamento, dice Sposetti, «la campagna elettorale se la faceva solo Berlusconi…». La questione rimane aperta, ed entrambe le parti in causa hanno degli argomenti: da una parte chi fa notare il meccanismo cervellotico e truffaldino dei rimborsi elettorali riservati ai partiti politici, che durano cinque anni anche in caso di fine anticipata della legislatura; dall’altra chi fa notare che se non è lo Stato a finanziare i partiti allora non possono che farlo soggetti privati, soprattutto i più facoltosi, e forse non è un’ottima idea far sì che chi è ricco o ha possibilità di accedere a grandi ricchezze – Berlusconi, tipo – abbia molte più risorse degli altri.

(foto: Ugo Sposetti su Flickr)