Dieci anni in orbita

La Stazione Spaziale Internazionale viaggia sulle nostre teste a 350 chilometri dalla Terra ed è abitata da dieci anni

di Emanuele Menietti

Il 2 novembre di dieci anni fa, l’Expedition 1 portava in orbita i primi tre inquilini della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). L’equipaggio, composto dallo statunitense William Sheperd e dai russi Sergej Konstantinovič Krikalëv e Jurij Pavlovič Gidzenko, attraccò verso le dieci del mattino e si mise subito al lavoro per sistemare le prime cose nella nuova stazione, nata dalla collaborazione delle principali agenzie spaziali del mondo comprese la NASA e l’europea ESA. Da allora la ISS ha compiuto 68.531 orbite intorno al nostro pianeta, consentendo ai ricercatori di condurre centinaia di esperimenti in assenza di peso e nelle condizioni estreme dello spazio orbitale. Per festeggiare i dieci anni della stazione, Ian Sample ha scritto un lungo articolo sul Guardian, raccontando la vita degli astronauti a bordo di quella strana casa nello spazio.

In orbita

Per raggiungere la stazione spaziale ci vogliono due giorni, un viaggio condizionato dalla sua velocità e dalla distanza. La stazione è sospesa a un’altitudine di 350 chilometri (circa trenta volte la quota cui viaggia un aereo di linea), ma viaggia a rotta di collo a una velocità di 28mila chilometri all’ora. Prima che gli astronauti possano salirvi a bordo, devono inseguirla e affiancarla. Andateci con uno Shuttle e avrete bisogno di 900 tonnellate di combustile solido per razzi e 1.900 metri cubi di ossigeno liquido e idrogeno liquido per il motore principale.

Quando lo Shuttle si unisce alla stazione compie una piroetta su se stesso, manovra che consente ai residenti della ISS di scattare circa 400 fotografie dell’astronave. Le immagini vengono poi inviate alla NASA, dove un team di esperti le analizza una a una per verificare che durante le fasi del lancio lo Shuttle non abbia subito danni. Questa procedura viene seguita da quando nel 2003 lo Shuttle Columbia esplose durante le fasi di rientro sulla Terra a causa di alcuni danni nel rivestimento dell’astronave.

La procedura di attracco viene condotta con estrema cautela, non solo per l’incolumità degli equipaggi, ma anche per non danneggiare le costose strumentazioni coinvolte nella manovra. Uno Shuttle costa almeno 1,7 miliardi di dollari, mentre l’intera stazione spaziale ha un valore che supera i 100 miliardi di dollari. E quando i portelloni sono perfettamente allineati ci vogliono almeno sessanta minuti prima di poterli aprire, perché lo Shuttle e la ISS devono raggiungere lo stesso livello di pressurizzazione.

I due equipaggi sono divisi da uno spesso diaframma di metallo e quando, infine, viene rimosso possono vedersi in faccia e in genere è un grande sollievo. Quelli sulla ISS non vedono volti nuovi per mesi e mesi, mentre quelli sullo Shuttle non vedono l’ora di sperimentare la vita a bordo e scaricare la tensione accumulata per il viaggio in orbita.

Spazio e spazi

Complessivamente, lo spazio sulla stazione è equivalente alla metà di un Boeing 747. L’area principale è stata costruita pezzo per pezzo, unendo degli enormi moduli a forma di lattina uno all’altro per formare un tubo lungo 74 metri. Da un lato ci sono i moduli costruiti dai russi, con nomi molto pratici come Zvezda (Stella) e Zarya (Alba). Questi sono collegati (con un adattatore, ovviamente) ai moduli con nomi più familiari degli Stati Uniti e dell’Europa: Unity, Destiny e Harmony. Magazzini, laboratori e camere secondarie si trovano ai lati di questo tubo principale per consentire agli astronauti di avere spazio per i loro affari, per gli esperimenti e manovrare i due bracci robotizzati della stazione spaziale. Assicurato alla stazione, all’incrocio tra la congiunzione dei moduli russi con quelli statunitensi c’è un lungo asse sui quali sono montati i sedici pannelli solari che alimentano la stazione.

A bordo della ISS il numero degli abitanti è solitamente stabile: ci vivono sei astronauti con tempi di permanenza sfalsati così che a ogni sostituzione tre nuovi membri diano il cambio ad altrettanti astronauti. L’affollamento aumenta nei giorni in cui più equipaggi si ritrovano a convivere negli angusti ambienti della stazione spaziale. Le prime ore a bordo sono difficili soprattutto per gli spostamenti: gli astronauti conducono numerose simulazioni a terra, ma l’esperienza diretta presenta quasi sempre qualche imprevisto in più. Muoversi galleggiando in aria non è facile e basta uno spostamento azzardato per danneggiare un computer o le altre strumentazioni a bordo.

Presa dimestichezza, gli spostamenti vengono naturali e si inizia a nuotare nell’aria per spostarsi tra i diversi moduli. Lungo le pareti ci sono maniglie e ganci per controllare meglio le passeggiate all’interno della ISS e per rimanere ancorati alle postazioni di lavoro. Non esistono destra e sinistra, alto e basso, o meglio: questi parametri cambiano in continuazione così gli astronauti devono abituarsi a un ambiente più complesso in cui muoversi.


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E lavati bene!

In un ambiente così chiuso l’igiene personale è tutto, ma l’assenza di peso rende il lavarsi un’impresa complicata. Le gocce d’acqua possono causare soffocamento se vengono inalate e possono mandare in cortocircuito le strumentazioni, dunque molti astronauti usano un altro sistema: le salviette umidificate. Tutti gli equipaggi formati da soli uomini si spogliano insieme per lavarsi, ma quando gli equipaggi sono misti si fanno i turni. Il lavaggio dei capelli è più complicato. Gli uomini scelgono di rasarsi a zero prima di iniziare le missioni.

Anche Sunita Williams, che ha trascorso 195 giorni consecutivi sulla stazione spaziale – un record per una donna – decise di tagliarsi i suoi lunghi capelli castani fino alle spalle, ma anche così ha avuto problemi. «Il lavaggio richiede tempo. Spremevo alcune gocce d’acqua alla base dei capelli e poi le spargevo usando la mano per evitare che si disperdessero andando dappertutto, poi mettevo un po’ di shampoo nella mano e lo spalmavo. Poi bagnavo un asciugamano e provavo a sciacquarli. In genere lo facevo nei fine settimana quando non avevamo troppe cose da fare» racconta. Andare al bagno richiede anche un po’ di pratica, ma è meno complicato da quanto i sacchetti di plastica sono stati sostituiti da un sistema aspirante, simile a quello utilizzato sugli aerei di linea. L’urina degli astronauti viene riciclata per essere utilizzata come acqua depurata a bordo.

Senza peso
Vivere sulla ISS non comporta solamente il difficile cambiamento di numerose abitudini. Il nostro organismo si è adattato al meglio per la vita sulla Terra e in assenza di peso si trova in difficoltà. Per i primi giorni i fluidi tendono a risalire verso la testa e gli arti superiori degli astronauti, che appaiono così più gonfi e spesso paonazzi in volto. Molti hanno problemi di stomaco perché la digestione viene complicata dalla minore gravità, anche se comunque gli spasmi muscolari dell’apparato digerente evitano che il processo digestivo si interrompa o faccia marcia indietro.

Gusto e olfatto vengono messi a dura prova dal sistema di depurazione dell’aria, un effetto simile a quello che si sperimenta durante i voli transcontinentali, ma molto più intenso. Gli astronauti faticano a riconoscere gli odori, cosa che non è poi così spiacevole considerata la stretta vicinanza con i colleghi – che si possono lavare poco – in ambienti angusti. La mancanza di olfatto incide anche sul gusto e così i pasti sono spesso poco saporiti, anche se i ricercatori della NASA cercano di realizzare cibi gustosi oltre che nutrienti.

L’assenza di peso è deleteria anche per l’apparato muscolare e per quello scheletrico. Per ogni mese trascorso sulla ISS, un astronauta perde il 2% di massa scheletrica. A bordo della stazione spaziale ci sono alcune strumentazioni per fare ginnastica per evitare di perdere troppo tono muscolare.


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Gira il mondo gira

La stazione spaziale ci mette un’ora e mezza per compiere un giro intorno al Pianeta, compiendo sedici giri ogni giorno. Per quelli a bordo, la vista è spettacolare. Aprendo le tende sulle finestre la luce può essere così accecante da portare gli astronauti a inforcare gli occhiali da sole. Ma dopo 45 minuti di luce diurna, una linea scura appare sul Pianeta, dividendo la Terra tra giorno e notte. Per alcuni secondi, la stazione spaziale rimane immersa in una luce ramata e poi sprofonda nella completa oscurità. Dopo 45 minuti, e di nuovo improvvisamente, il sole sorge e riempie la stazione di luce.

Il continuo alternarsi di giorno e notte incide sull’orologio biologico degli astronauti, così i responsabili della ISS devono imporre cicli di sonno e veglia prestabiliti agli astronauti. Ogni membro dell’equipaggio ha a disposizione una piccola cabina in cui riposarsi. Alcune cinghie e i cuscini assicurati con il velcro alle brandine cercano di ricreare le normali condizioni di una camera da letto. Gli astronauti dormono al buio, ma in realtà continuano a vedere lampi di luce a causa dei raggi cosmici, che stimolano le loro retine. La sveglia arriva dalla Terra ogni giorno attraverso una diversa canzone, solitamente scelta da un membro dell’equipaggio o da uno dei parenti o amici degli astronauti.

La vista da lassù non ha pari. Dai moduli di osservazione o durante le loro passeggiate spaziali, gli astronauti vedono il pianeta azzurro da una posizione privilegiata. Oceani, continenti, catene montuose e nuvole appaiono nitidi e si stagliano nella profonda oscurità circostante. La stazione spaziale viaggia veloce e così anche la Terra, ma la sensazione è di essere immobili, spiegano gli astronauti, mentre qualcuno lentamente fa girare il globo terrestre.

Finché dura

La stazione orbitale continuerà a orbitare intorno alla Terra per almeno altri cinque anni, ma probabilmente per molto altro tempo ancora. Delle agenzie che la sovvenzionano, solamente i 18 membri della Agenzia Spaziale Europea devono ancora confermare i piani per mantenerla in orbita fino al 2020. Altre mosse sono già pronte per mantenere operativa la stazione fino al 2028; con lo Shuttle prossimo al pensionamento, toccherà alle Soyuz della Russia il compito di portare avanti e indietro gli equipaggi.