La lettera della madre di Andrea Franceschi a Carla Bruni

Cira Artignano si appella alla moglie del presidente francese per fare chiarezza sulla morte in carcere del figlio

Oggi Repubblica ha pubblicato la lettera che Cira Artignano, la madre di Daniele Franceschi, ha deciso di inviare a Carla Bruni. Daniele è morto nel mese di agosto nel carcere francese di Grasse in circostanze ancora da chiarire. I resti del ragazzo sono arrivati in Italia in un avanzato stato di decomposizione a causa della scorretta conservazione del corpo da parte dell’istituto di medicina legale che doveva occuparsene in Francia.

L’appello di Cira Artignano alla moglie del presidente Sarkozy per fare chiarezza sulla vicenda:

Gentilissima Signora Carla Bruni,
mi chiamo Cira Antignano e sono la mamma di Daniele Franceschi, il ragazzo italiano morto ad agosto nel carcere di Grasse. Le scrivo il giorno dopo il rientro di mio figlio in Italia, un rientro per il quale ho dovuto lottare tanto, per rivolgerle un accorato appello affinché voglia intervenire per fare chiarezza sulla sua morte. Daniele era stato arrestato nel febbraio scorso con l’accusa di avere usato una carta di credito falsa al Casinò di Cannes. Certo, mio figlio non era un santo, ma mi creda, neppure un delinquente.

Il dolore per la morte di un figlio solo chi è madre lo può comprendere, ma ancor più grande è il dolore nel non potere al proprio figlio dare una sepoltura dignitosa. Daniele è rientrato ieri in Italia privo dei suoi organi; mi verranno restituiti, forse, a fine dicembre. Non mi sarà possibile dargli l’ultimo saluto: il suo corpo è in fase avanzata di decomposizione perché, per 51 giorni, non è stato tenuto alla temperatura di -22 gradi. Daniele mi scriveva tutti i giorni e in moltissime occasioni mi ha detto che veniva maltrattato, che non veniva curato quando stava male e che i detenuti italiani non sono ben visti dagli agenti del carcere.

Due giorni fa, dopo essermi recata all’ospedale Pasteur di Nizza per cercare di vedere Daniele e dopo essermi sentita dire che le condizioni del suo corpo erano tali da non consentirne la visione, ho preso la decisione di andare davanti al carcere di Grasse per protestare. Sono stata ammanettata, aggredita e portata come una delinquente al commissariato di Grasse, con tanto di contusione alle costole. Mi chiedo, ora, e Le chiedo: se una mamma di 66 anni viene trattata come me, che trattamento avranno riservato a mio figlio in quel carcere?
Cira Antignano