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La quasi rimonta dei democratici

A meno di un mese dalle elezioni di metà mandato, la distanza dai repubblicani si riduce

Nel mese di settembre i democratici hanno raccolto una quantità di fondi senza precedenti dal 2002

di Francesco Costa

Da un paio d’anni a questa parte, i democratici statunitensi hanno un problema col mese di agosto. Nel 2009, fu durante il mese di agosto che i repubblicani guadagnarono consensi e popolarità con la loro violenta battaglia contro la riforma sanitaria, mettendo in crisi il progetto e compromettendo la volontà dell’amministrazione di approvarla entro la fine dell’anno (la riforma sarà poi approvata a marzo). Nel 2010, il mese di agosto è stato quello in cui i repubblicani, trascinati dai tea party, hanno guadagnato punti su punti nei sondaggi preparandosi il terreno per una grande vittoria alle imminenti elezioni di metà mandato.

Noi avevamo riepilogato la posta in gioco all’inizio di settembre, e ci eravamo tenuti cauti: il fatto che alle elezioni di metà mandato il partito di opposizione guadagni posizioni al congresso è matematico, e pochissime volte nella storia americana questa tendenza non è stata rispettata. Ovviamente però c’è modo e modo di vincere e perdere, e quello che conta è il controllo del congresso: i democratici oggi hanno una maggioranza sia alla Camera che al Senato, i repubblicani sperano di ribaltare la situazione. Un mese fa il risultato sembrava scontato: i democratici avevano tenuto, fino a un certo punto, ma gli effetti di un terribile mese di agosto avevano allargato soprattutto quello che i sondaggisti chiamano enthusiasm gap, la differenza di motivazione tra elettori repubblicani e democratici. Insomma, sembravano spacciati: destinati a perdere in un solo colpo la maggioranza alla Camera – e quindi lo speaker – e quella al Senato.

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La fortuna dei democratici, però, è che dopo agosto viene settembre. Nel 2009, il mese di settembre fu quello del discorso di Obama al congresso sulla riforma sanitaria e della riorganizzazione delle strategie legislative. All’inizio di ottobre, esattamente un anno fa, la commissione finanze del Senato approvava il testo della riforma: un piccolo e iniziale passo, sufficiente però a far capire ai repubblicani e al paese che il progetto di riforma era ancora vivo e vegeto. Il settembre del 2010 ha visto accadere un altro piccolo miracolo. Vuoi perché il presidente Obama si è dedicato più intensamente alla campagna elettorale, vuoi per la debordante presenza mediatica degli estremisti ultraconservatori dei tea party, i sondaggi hanno ricominciato a muoversi un po’ dappertutto a favore dei democratici.

John Dickerson su Slate mette insieme un po’ di numeri. I repubblicani negli ultimi due mesi avevano un vantaggio enorme nella media dei sondaggi: ora i due partiti sono praticamente pari. Il sondaggio Gallup mostra la stessa rimonta, così come quello di Wall Street Journal e NBC. Persino Rasmussen, istituto statistico storicamente vicino ai repubblicani, ha registrato una rimonta di nove punti da parte dei democratici. Al di là dei generici sondaggi nazionali, la tendenza si registra anche nelle singole competizioni. In Ohio gli elettori che sono stati raggiunti da un volontario repubblicano sono la metà di quelli raggiunti dalla campagna dei democratici. Il governatore uscente Ted Strickland, democratico, aveva uno svantaggio a doppia cifra nei confronti del suo avversario: oggi sono pari. A settembre i democratici hanno raccolto 16 milioni di dollari in finanziamenti elettorali: la cifra più alta mai raccolta in un mese dal 2002.

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