Nei giorni scorsi a Pyongyang si è tenuta la più grande riunione politica organizzata dal Partito Comunista nordcoreano negli ultimi trent’anni, ed è noto che il congresso ha attribuito maggiori poteri e responsabilità alla persona da diverso tempo indicata come successore di Kim Jong Il alla guida della Corea del Nord: Kim Jong Un, il suo terzo figlio. Kim Jong Un ha ventotto anni e fino allo scorso aprile non erano disponibili nemmeno sue fotografie da adulto. Oggi di foto ce n’è qualcuna in più: rimane il mistero e rimane il fatto politico, la transizione del potere politico per via ereditaria dal padre al figlio. Un fatto che non è isolato alla Corea del Nord, come ricorda oggi Foreign Policy elencando altri simili fenomeni.
Teodoro Nguema Obiang Mangue
figlio di Teodoro Obiang Nguema Mbasongo, presidente della Guinea Equatoriale dal 1979
Teodoro Nguema Obiang Mangue ha 39 anni e oggi fa il ministro dell’agricoltura. Ufficialmente guadagna poco, cinquemila dollari al mese, ma passa la maggior parte del suo tempo in una villa da 35 milioni di dollari a Malibu, in California. Ha diretto una casa discografica, tra le altre cose, e ha avuto una relazione con la rapper Eve (che lo avrebbe mollato una volta appreso che suo padre era accusato di aver mangiato un suo avversario politico). L’anno scorso il New York Times si era occupato di lui in relazione a una sospetta operazione di riciclaggio di almeno 73 milioni di dollari, fatti arrivare negli Stati Uniti attraverso una serie di società e conti correnti offshore. La sua famiglia sta spendendo milioni di dollari in lobbisti per riabilitare la sua immagine negli Stati Uniti. Si gioca la successione a suo padre con suo fratello Gabriel, ma la stampa e gli osservatori internazionali lo vedono ancora come favorito.
Gamal Mubarak
figlio di Hosni Mubarak, presidente dell’Egitto dal 1981
Ha 46 anni e quando ne aveva 17 fu testimone dell’assassinio dell’allora presidente egiziano Sadat, che fece diventare presidente suo padre, Hosni Mubarak, che guida l’Egitto ormai da quasi trent’anni. Negli anni si è occupato più di finanza che di politica, lavorando per la Bank of America al Cairo e a Londra. Da quando si discute della successione a Mubarak, il suo nome è nel novero dei possibili candidati. Dal 2002 Gamal Mubarak dirige il principale think tank del partito di governo. Se davvero si dovesse votare l’anno prossimo, la sua candidatura sarebbe probabile, scrive Foreign Policy. Con questa verrebbe anche qualche guaio: nel corso dei quasi trent’anni passati alla presidenza dell’Egitto, suo padre ha subìto sei attentati.