Una norma, una persona

napolitano

Michele Ainis sulla Stampa spiega perché il futuro di questa legislatura dipende da un articolo della Costituzione, e dall’uomo che dovrà metterlo in pratica.

C’è una norma costituzionale sullo sfondo di questa crisi politica che incrudelisce giorno dopo giorno. E c’è anche un organo, un potere, un uomo scaraventato suo malgrado nel centro della mischia. L’uomo è Napolitano: dovrà sciogliere le Camere, come reclamano Bossi e Berlusconi se la maggioranza verrà sconfitta in Parlamento? La norma è l’articolo 88, secco e laconico com’era nel costume dei nostri padri fondatori: «Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse».

È il potere più importante attribuito al Quirinale, e non a caso viene messo sotto schiaffo in questo tempo di rissa fra i poteri. Dicono che la nuova Costituzione materiale ne abbia svuotato i contenuti: siccome gli italiani votano con un pretendente al trono indicato per nome e cognome sulla scheda elettorale, allora se il monarca cade giù dal trono bisogna farli votare nuovamente, non c’è alternativa allo scioglimento anticipato. Balle: nel 2006 Prodi vinse con questa stessa legge elettorale, e quando due anni dopo inciampò in un voto di sfiducia nessuno s’appellò alla sovranità violata.

Nessuno si strappò le vesti per il mandato esplorativo che Napolitano conferì a Marini. Dopo di che il Presidente sciolse il Parlamento, ma solo perché non aveva incontrato una maggioranza di ricambio.

(continua a leggere sulla Stampa)