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  • Domenica 18 luglio 2010

“Ho fermato gli accordi di Oslo”

In un video girato durante la seconda Intifada, Netanyahu si vantava di avere arrestato il processo di pace

Pochi giorni fa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu era volato a Washington per incontrare il presidente americano Barack Obama. “È giunto il momento di avviare colloqui diretti tra israeliani e palestinesi” – aveva detto durante la sua visita alla Casa Bianca – “dobbiamo lavorare con il presidente dell’autorità palestinese Abu Mazen per accelerare il processo di pace, siamo pronti ad assumerci dei rischi”.

L’incontro arrivava in un momento particolarmente delicato per i rapporti tra Israele e Stati Uniti: a soli tre mesi dalla feroce polemica sulla costruzione di nuovi insediamenti, e a solo un mese dall’attacco alla Mavi Marmara e dal conseguente disastro diplomatico con la Turchia. L’obiettivo per Netanyahu era molto chiaro: recuperare i rapporti con il governo americano, alleato strategico in Medio Oriente ma raffreddato dalle rigidità del governo israeliano e dalla sua gestione sventata del caso Freedom Flotilla.

Ora però arriva un video che agli occhi americani mente un po’ in dubbio l’affidabilità del primo ministro israeliano (qui la trascrizione in inglese). Risale al 2001, durante le prime fasi della seconda Intifada, e mostra Netanyahu – che allora non aveva ruoli istituzionali – durante una visita a una famiglia residente negli insediamenti israeliani della Cisgiordania. Rivolgendosi alla donna, che ha appena perso il marito durante un attacco, parla della necessità di colpire con la massima violenza i palestinesi:

“La cosa più importante, prima di tutto, è colpirli. Non una sola volta, ma molte volte, e con una tale violenza che il prezzo da pagare sarà insopportabile. Il prezzo non è ancora abbastanza alto. Ci vuole un attacco ampio che colpisca l’Autorità Palestinese e che li porti a un punto in cui inizieranno a temere che tutto è sul punto di collassare”.

Poi Netanyahu definisce gli Stati Uniti un alleato facilmente manovrabile:

“So come funziona l’America. L’America può essere facilmente manovrata. Spostata nella direzione giusta. Non ci ostacoleranno.”

E si vanta di avere bloccato gli accordi di Oslo durante il suo primo incarico come primo ministro, dal 1996 al 1999. (Gli accordi di Oslo furono siglati nel 1993 e stabilivano il ritiro progressivo di Israele dai territori occupati della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, con l’esclusione dei territori che avevano insediamenti israeliani e delle cosiddette “zone di sicurezza”).

“Prima delle elezioni mi chiesero se avrei onorato gli accordi di Oslo. Io risposi di sì. E come farai a limitare il ritiro? mi chiesero. Interpreterò quegli accordi in modo da mettere fine a questa galoppata all’indietro verso i confini del ’67 (cioè i confini precedenti la guerra dei sei giorni, ndr). Come ho fatto? Nessuno aveva detto dove fossero esattamene queste “zone di sicurezza”: per quanto mi riguarda, l’intera valle del Giordano può essere considerata una zona di sicurezza. Ho fermato gli accordi di Oslo”.

Gideon Levy su Ha’aretz ha definito il video “vergognoso”, scrivendo che dovrebbe essere mostrato a tutte le famiglie israeliane una ad una perché capiscano chi si nasconde dietro all’uomo che promette di portare la pace in Medio Oriente. Il Washington Post ha commentato con più cautela:

Il video è di quasi dieci anni fa. Le opinioni possono cambiare a seconda delle circostanze e delle esperienze. Anche se, chissà che cosa stanno davvero dicendo i leader quando pensano che le telecamere siano spente?