Si può ballare “I will survive” ad Auschwitz?

Polemiche in rete per un video in cui un ebreo sopravvissuto ai campi di sterminio balla con tutta la sua famiglia davanti al cancello di Auschwitz

C’è un video che sta riscuotendo un grande successo in rete in questi giorni. Dopo quello dei soldati israeliani che ballano per le strade di Hebron sulle note di “Tik tok” di Ke$ha, arriva quello con l’ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento che balla “I will survive” davanti ai luoghi simbolo dell’Olocausto.

Il video si apre con Adolk Korman, 89 anni, che balla con la figlia e i tre nipoti di fronte al cancello d’ingresso di Auschwitz. La scritta “Arbeit Macht Frei” è bene in vista alle loro spalle. Il balletto prosegue nel campo di concentramento di Theresienstadt, a Dachau, all’ingresso di una sinagoga polacca e nel memoriale di Lodz. Tutti e cinque i membri della famiglia hanno addosso la stella di David che gli ebrei erano costretti a portare durante il regime nazista.

Il video è stato realizzato dalla figlia di Adolk Korman, un’artista ebrea di Melbourne di nome Jane Korman, e ha sollevato molte polemiche nella comunità ebraica internazionale. Molti lo hanno giudicato offensivo nei confronti dei sopravvissuti, per aver trattato con eccessiva leggerezza un tema così delicato e importante della memoria collettiva. A un certo punto il nonno indossa anche una maglietta con scritto “Survivor”. Quando uscì per la prima volta in Australia nel 2009, l’artista fu accusata di aver strumentalizzato l’Olocausto per farsi pubblicità: ma le polemiche si sono riaccese in questi giorni che il video sta conoscendo una nuova popolarità online. Jane Korman invece si è sempre difesa dicendo di averlo fatto proprio per impedire che le nuove generazioni possano dimenticare lo sterminio avvenuto poco più di cinquant’anni fa.

“Volevo creare un’opera che raccontasse in modo nuovo quanto è successo. Ad alcuni potrà sembrare poco rispettoso, ma mio padre in quel video sta dicendo ‘Stiamo ballando, stiamo celebrando la nostra sopravvivenza e le generazioni che sono venute dopo di me, stiamo affermando la nostra esistenza’”.