Prova su strada

I giornali registrano i malumori dei finiani sulla legge sulle intercettazioni, tutto rinviato a lunedì

© Mauro Scrobogna / LaPresse
30-09-2009 Roma
Politica
Camera - scudo fiscale - voto fiducia
Nella foto: Italo Bocchino e il Prersidente dellla Camera Gianfranco Fini
House of Assembly - vote of confidence on rules on fiscal drag and to fight ecomonical crisis
© Mauro Scrobogna / LaPresse 30-09-2009 Roma Politica Camera - scudo fiscale - voto fiducia Nella foto: Italo Bocchino e il Prersidente dellla Camera Gianfranco Fini House of Assembly - vote of confidence on rules on fiscal drag and to fight ecomonical crisis

I giornali di questa mattina dedicano molto spazio al disegno di legge sulle intercettazioni, in discussione in commissione giustizia al senato, e alle relative discussioni in corso nella maggioranza e nell’opposizione. Ieri sera i lavori notturni della commissione sono stati interrotti dal presidente Schifani e un vertice dei capigruppo del PDL a Palazzo Grazioli si sarebbe occupato di valutare un ammorbidimento delle pene previste per i giornalisti che pubblicano arbitrariamente atti giudiziari. Secondo il Corriere della Sera, infatti

troppe proteste, della società civile e dell’opposizione parlamentare, unite alle incertezze maturate all’interno del Pdl, hanno forse imposto una pausa di riflessione al governo.

Quanto il governo si lasci preoccupare dalle proteste della “società civile” e dell’opposizione parlamentare è tutto da vedere. Di certo hanno altra consistenza le perplessità che arrivano dai finiani, che nelle ultime ore hanno tentato – in parlamento e nell’opinione pubblica – di tirare il freno a mano e spingere il governo a correggere la legge, rispondendo indirettamente a chi chiedeva loro di battere un colpo. Ieri Fabio Granata aveva parlato degli aspetti poco convincenti della normativa, e di come sia il senato che la camera avrebbero dovuto discutere e intervenirvi (chiudendo così la porta alla strada della fiducia, preferita invece dal governo).

I giornali di oggi danno conto di questi malumori. Repubblica parla di “finiani in subbuglio”.

Martedì c’è stata la cena dell’arcipelago, le tre anime dei fan del presidente della Camera. Sono venuti fuori dubbi e distinguo su ascolti e anti-corruzione. In allarme Italo Bocchino, Fabio Granata, Carmelo Briguglio. «Per come sono scritte non vanno». Bisogna aspettare il testo definitivo del Senato, ma quando arriverà a Montecitorio, assicura Bocchino, «sulle intercettazioni ci saranno modifiche». Di cambiamenti «certi» parla Granata, perché «Fini è attento al diritto di cronaca e alle preoccupazioni del Quirinale». Poi c’è l’allarme del procuratore antimafia Piero Grasso sui reati satellite, come le estorsioni, che non potranno più essere intercettati con l´ampiezza di prima. Per i finiani «non sono solo questioni tecniche, ma punti politici fondamentali e dirimenti». Il cammino del ddl si complica. Berlusconi e il Guardasigilli Alfano non vorrebbero di certo una quarta lettura al Senato. Meglio modifiche ora su cui però il relatore Centaro sembra molto perplesso. Potrebbe finire con la fiducia. E a quel punto anche per i finiani il cammino diventerebbe irto.

Se i malumori e i distinguo sono gratis, infatti, un voto di fiducia imporrebbe ai finiani una scelta netta e a busta chiusa, scavalcando il parlamento per l’ennesima volta e impedendo quindi aggiustamenti e modifiche. E se Granata preme molto sulle modifiche relative alle indagini sulla mafia, Flavia Perina commenta un altro tasto dolente del decreto intercettazioni: quello sulla regolamentazione della loro pubblicazione e delle relative sanzioni nei confronti dei giornalisti.

Nella stessa maggioranza di governo sta intanto facendosi largo qualche dubbio sull’operazione: che fine farà il diritto di cronaca? Ed è possibile, nel pieno di indagini che hanno scandalizzato l’opinione pubblica, sostenere politicamente un giro di vite di questo tipo? Così, se ieri sono “passate” le multe contro gli editori “disobbedienti” (fino a quattromila euro) si è tirato il freno a mano quando stava per aprirsi il capitolo dei giornalisti. […] Non sono solo i “finiani” a difendere il vecchio testo uscito dalla Camera, che garantiva la possibilità di parlare delle inchieste “per riassunto” (cioè senza citare stralci di interrogazioni o di verbali). Ieri anche il Giornale, che in un articolo del condirettore Alessandro Sallusti ha apertamente criticato il testo del Senato e sostenuto che si devono sanzionare i responsabili di fughe di notizie, non i giornalisti che le pubblicano.