• Politica
  • Questo articolo ha più di tredici anni

“L’apertura della caccia alle streghe”

Flavia Perina: "Chi gioca con le evocazioni totalitarie dovrebbe stare attento"

Il Giornale attacca in prima pagina la moglie di Italo Bocchino

Come si intuiva l’altroieri, la guerra del PdL che sembrava i suoi due protagonisti principali volessero far accortamente rientrare, continua negli scontri per bande e nelle singole aggressioni. Ieri Bocchino si è dimesso, dopo qualche giorno di tentennamenti (al Post aveva detto che lo avrebbe fatto solo se si fosse votato di nuovo il capogruppo), e ha accusato Berlusconi di averlo voluto censurare a Ballarò, smentendosi anche in quel caso.

Stamattina il Secolo è compatto e combattivo in difesa del compagno caduto:

Pubblicità

Tutti sanno da tempo (anche se nelle dichiarazioni qualcuno si arrampica sugli specchi) che Italo era il primo della lista, la lista di quelli che la stampa chiama “i dissidenti”, i “non allineati”, gli “eretici”, e già questo elenco di definizioni riconducibili ai gulag, alla guerra fredda o alla santa inquisizione dà la misura del clima che si respira nel partito e dell’immagine che certe scelte diffondono.

Nel suo editoriale Flavia Perina è anche minacciosa:

Chi gioca con le evocazioni totalitarie dovrebbe però stare attento. Siamo nel 2010, e se mezzo secolo fa certi atti di arbitrio si potevano rimarginare con una certa facilità all’interno dei partiti e in una società nevrotizzata dalle paure della guerra fredda, oggi non è più così.

E ancora il Secolo si chiede chi sarà il prossimo a essere fatto fuori dal progetto del “PdL bis”, quello “leninista” e senza dessenso a cui starebbero lavorando Sandro Bondi e Michela Brambilla col supporto mediatico di Gianluigi Paragone.

«Il tempo dirà «se le dimissioni di Italo Bocchino segnano o no l’apertura della caccia alle streghe nel Pdl». Il deputato del Pdl Enzo Raisi, nel giorno delle dimissioni di Italo Bocchino da vicecapogruppo alla Camera, paventa l’effetto domino: «Essendo uno di quei tre che è stato indicato nella lista di prescrizione, come la definisco, posso solo dire che il primo è caduto, vediamo gli altri due, ossia Urso e io, quanto resistono…»

Ma mentre la serie delle “epurazioni” politiche potrebbe avere tempi più complessi e politici (il Riformista titola un editoriale “Aspettatevi diciotto mesi di casi Bocchino”), ci pensa il Giornale a mantenere il passo e la frequenza di quelle che Italo Bocchino ha definito “bastonature” quotidiane, e dopo le accuse alla “suocera” di Gianfranco Fini (al Giornale adorano insistere a virgolettarlo per sottolineare la relazione more uxorio) oggi la prima pagina di ricino tocca proprio a Bocchino, passando per la sua, di moglie, come si usa fare in questi casi (con minor enfasi il Giornale se ne era già occupato nei giorni scorsi).

I soldi Rai alla moglie di Bocchino
La consorte del finiano di ferro ha ottenuto un appalto da sei milioni di euro per produrre una fiction

Raisi, Urso, e gli altri pubblici esponenti della fronda finiana sono avvisati, dal Giornale.