“Il governo non può cadere”

Il vicepresidente dei deputati PDL al Post: "Fini si candida a progettare un altro PDL"

di Luca Sofri

Cosa succede, si dimette o no?
Le mie dimissioni sono condizionate al voto per tutte le cariche. Io ho detto “volete la testa di Bocchino? D’accordo, ma allora si ridiscute e ci si conta”.

Altrimenti?
Altrimenti resto vicecapogruppo, e prendo atto che non ci sono intenzioni di epurazione. D’altra parte, uno che teorizza il partito dell’amore e fa un’epurazione di chi si limita a rappresentare il dissenso interno, come lo spiega al mondo? (poi al mondo non gliene frega niente, ma come lo spiega al partito?)

E secondo lei cosa decideranno?
Non lo so, ma non è un problema mio.

Quindi non succede più niente?
Beh, è successo un fatto veramente traumatico in Direzione Nazionale…

Lei dice? Fini minimizza, mi pare.
Allora: io penso che sia avvenuto, un fatto traumatico. Una scossa. Si tratta di capire se saranno traumatiche le conseguenze.

E quando lo capiamo?
Fini ha chiarito che non ci sono guastatori: io penso che Berlusconi sia il leader del PdL senza se e senza ma. Noi riconosciamo la sua leadership ma vogliamo regole più chiare e discutere negli organi di partito. Lui è l’uomo che determina la coesione del centrodestra (e anche del centrosinistra). Noi vogliamo poter dissentire e non vogliamo più le cene del lunedì ad Arcore.

Cosa ha pensato quando Berlusconi ha detto che lei Urso e Raisi avete esposto il partito al pubblico ludibrio in tv?
Berlusconi è caratterialmente così. E io faccio politica da quando avevo sedici anni, sono abituato allo scontro. Ho avuto anche scontri telefonici personali con Berlusconi e penso che sotto sotto lui preferisca quelli come me ai signorsì.

Il Riformista dice che Berlusconi è geloso dell’amicizia tra lei e il ministro Carfagna.
Io faccio politica.

Fini giovedì ha posto la questione degli attacchi personali del Giornale, che in questi giorni si sono intensificati anche nei suoi confronti.
Quella è una delle cose più brutte di questa vicenda: che debba esserci il giornale della famiglia del capo del governo che ogni giorno decide per il giorno successivo la bastonatura della vittima di turno. È una cosa molto brutta.

Come nascono, secondo lei, queste “bastonature”?
Io penso che il Giornale sia il megafono degli “umori” e abbia scelto la parte del falco che assorbe gli umori dei falchi. Prenda la pancia di Berluconi, passata attraverso i falchi, passata attraverso il megafono degli umori, ed ecco il Giornale.

Ma voi state pensando a costruire un PdL diverso o un’altra cosa rispetto al PdL?
Fini si candida a progettare un altro PdL. Tendiamo a escludere una cosa diversa dal PdL: pensiamo a un PdL diverso, più incisivo nelle politiche di governo, dove è apparso un po’ a traino della lega. Noi siamo convinti che il progetto del grande partito dei centrodestra funziona. Non funziona il sacrificio che questo progetto paga alle politiche di governo. Berlusconi è leader del partito e capo di governo, e la sua azione nel primo caso è a volte condizionata dal suo ruolo nel secondo.

Tutti fanno i conti di quanti siate, di quanto possiate pesare. Ma lei come si confronta col fatto che le vostre posizioni siano di minoranza, nel PdL?
La nostra corrente è di minoranza nel PdL ma non così di minoranza tra gli elettori: un quarto degli elettori sta con Fini: lo dicono tutti i sondaggi e anche quelli che ha in mano Berlusconi. Questo è un partito autoreferenziale, dove nessuno è stato eletto a fare nulla. Al congresso i delegati di AN erano stati eletti, quelli di FI erano stati messi insieme in una lista. È un partito autoreferenziale.

Però gli altri sono maggioranza.
Sappiamo come funziona la politica: hanno la gestione del partito, del governo e dei gruppi.

Insisto: a sinistra quando perdono cercano di spiegarsi perché, anche se le spiegazioni non sono molto convincenti. Lei non si chiede perché la vostra linea sia miinoritaria?
Per ora non è un problema di linea, lo schieramento è avvenuto tra maggioranza e opposizione, tra Berlusconi e Fini.

Fini giovedì ha avanzato molte e severe critiche alla gestione del PdL, eppure vi affrettate sempre a riconfermare la vostra fedeltà alla guida di Berlusconi. Si può capire perché?
Noi rispettiamo quello che Berlusconi ha fatto, il suo ruolo nella costruzione di questo centrodestra e del PdL. Il leader è lui.

Però se è per rispetto, uno lo propone presidente onorario, mette dei grandi ritratti nella sede del partito, e poi la politica la fa con qualcuno con cui ha sintonia politica…
Noooo. Berlusconi è l’unico in grado di tenere assieme il centrodestra e guidare questa maggioranza. Noi dissentiamo sul peso dato alla Lega, sull’attenzione al Sud…

Siamo daccapo col dissentire: le sintonie dove sono? Cosa condividete con la leadership di Berlusconi? È soltanto una scelta strategica perché si vince solo con Berlusconi?
No. La ragione politica di condivisione con Berlusconi è il problema dell’unità nazionale e della coesione nazionale: noi siamo preoccupati che quello che sta accadendo le metta in discussione. E condividiamo la sua impostazione sulle rifiorme e sulla rivoluzione liberale. Solo che la rivoluzione liberale tanto promessa non l’abbiamo mai fatta. E sulle riforme non c’è neanche una proposta, un progetto concreto.

Rieccoci…
No, no. Il governo ha fatto ottime cose. Abbiamo fatto un ottimo lavoro. Il ministro dell’Interno ha fatto ottime cose. Del lavoro di Brunetta siamo molto soddisfatti, le infrastrutture… E Berlusconi ha affrontato e guidato due situazioni difficilissime come quelle di Napoli e dell’Abruzzo. Per non parlare della politica estera…

Sicuro?
Aspetti. La politica estera è condivisibile rispetto alla capacità diplomatica: io poi sono un po’ più filooccidentale, credo che l’area NATO non apprezzi tanto l’atteggiamento di Berlusconi con Putin e Gheddafi. Nella forma eccede, ma nella sostanza chapeau.

Cosa pensa dell’attenzione a sinistra per i vostri movimenti? È tutta attenzione interessata?
Per noi la sinistra è un avversario politico. Anziché preoccuparsi di noi si preoccupi di se stessa. E dovrebbe sapere che una crisi politica profonda sarebbe un problema del paese. La sua attenzione è segno di disperazione: devi costruire un’alternativa, non sperare che la costruiscano a destra.

Abbiamo registrato le vostre posizioni di oggi, ma cosa fate se per qualche motivo si apre una crisi di governo?
Il governo non può cadere, noi non lo faremo cadere e voteremmo la fiducia anche a un Berlusconi dimissionario. Se cade è perché Berlusconi lo fa cadere.

E se Berlusconi lo fa cadere?
Ho qualche dubbio.