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  • Giovedì 23 marzo 2017

La proposta estremista contro l’aborto, in Texas

Una legge in via di approvazione autorizza i medici a non rivelare la presenza di malformazioni fetali alle donne che secondo loro potrebbero abortire

Donne in protesta contro le due proposte di legge dei Repubblicani in Texas contro il diritto all'aborto (Twitter)
Donne in protesta contro le due proposte di legge dei Repubblicani in Texas contro il diritto all'aborto (Twitter)

All’inizio di questa settimana, il Senato del Texas ha approvato due proposte di legge contro il diritto all’aborto. La prima consente ai medici di non dare informazioni su eventuali anomalie fetali o malattie genetiche alle donne incinte qualora quegli stessi medici sospettino che la donna possa scegliere di abortire in conseguenza di quelle informazioni. La seconda proposta vuole vietare l’uso di una comune procedura durante le interruzioni di gravidanza, considerata però come uno dei metodi più sicuri. L’approvazione definitiva di entrambe le proposte potrebbe arrivare nei prossimi giorni.

La prima legge, la Bill 25, tutela un medico dall’essere citato in giudizio da una paziente il cui figlio sia nato con un’anomalia di cui quella stessa paziente quando era incinta non era stata adeguatamente informata. Il testo consente dunque, nello specifico, “un atto di omissione” da parte del medico: durante i normali test in gravidanza, invece di avere il dovere di informare la donna su eventuali malattie del feto, anomalie o malformazioni il medico potrà decidere di non farlo, a sua discrezione e dunque secondo le proprie personali convinzioni. L’autore del disegno di legge è il senatore repubblicano Brandon Creighton: sostiene che l’obiettivo è quello di proteggere i medici da cause legali e richieste di risarcimenti per danni poiché «è inaccettabile che possano essere penalizzati per aver scelto di abbracciare la sacralità della vita». Creighton ha poi esplicitamente presentato la legge come norma “pro-life”, cioè contro l’aborto. L’altro disegno di legge, Bill 415, vuole vietare la cosiddetta “dilatazione ed evacuazione” (D&E), metodo di rimozione del feto comunemente usato nel secondo trimestre di gravidanza che prevede un trattamento preliminare e poi un raschiamento del feto e delle sue parti. Gli antiabortisti, nonostante la D&E sia una procedura molto diffusa e sicura, lo definiscono “aborto per smembramento”.

Entrambi i disegni di legge sono stati approvati dal Senato a larga maggioranza (25 sì contro 9 no) e hanno causato reazioni e proteste delle femministe e delle più importanti associazioni per i diritti delle donne degli Stati Uniti: sostengono che il personale medico sarà di fatto incoraggiato a mentire e a negare informazioni invece necessarie. Sostengono poi che si tratti di un nuovo tentativo di negare l’accesso a un diritto costituzionale e di attaccare l’autodeterminazione della donna. Il timore è poi che dal Texas possa partire e diffondersi una tendenza politica inaugurata dalla nuova presidenza Trump che è già intervenuta in materia di aborto bloccando i finanziamenti del governo federale alle organizzazioni non governative internazionali che praticano o informano sull’interruzione di gravidanza all’estero. Il nuovo e contestato ministro della Giustizia, Jeff Sessions, aveva poi dichiarato pochi giorni prima dell’insediamento del presidente Trump che la storica sentenza della Corte Suprema “Roe contro Wade“, che legalizzava l’aborto, violava la costituzione.

Le proteste sono cominciate già durante la seduta di approvazione dei due disegni di legge. Molte donne erano presenti in aula vestite come le ancelle del romanzo distopico “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood in cui si immagina che negli Stati Uniti si insedi un regime totalitario teocratico di ispirazione biblica che rende le donne asservite all’uomo, esilia le non fertili o le anziane e crea la categoria sociale delle ancelle, donne fertili in stato di completa schiavitù e con il solo scopo di procreare.

Diversi articoli danno la notizia delle due nuove proposte del Texas raccontando anche che lo scorso mese in Missouri il membro repubblicano della camera dei Rappresentanti Mike Moon ha introdotto un disegno di legge soprannominato “Never Again Act” che obbligherebbe il principale museo pubblico dello stato a creare una mostra sulla storia dell’aborto e a collocarla vicino all’esposizione sulla storia della schiavitù. Moon ha dichiarato che l’aborto ha fatto più morti della schiavitù e dell’Olocausto e ha detto che c’è bisogno di cominciare a mettere l’aborto accanto a quei due «tragici eventi».

Il Texas è uno stato tradizionalmente conservatore e anti-abortista: nel 2013 aveva approvato una legge che imponeva molte limitazioni alle cliniche in cui si praticavano gli aborti: la legge imponeva che ogni clinica dovesse essere dotata di un reparto di chirurgia come i normali ospedali, e richiedeva che i medici delle cliniche fossero dipendenti di un ospedale nelle vicinanze per poter ammettere i pazienti in caso di necessità. La legge era molto restrittiva: dal momento della sua approvazione, delle 41 strutture che praticavano aborti ne erano rimaste solo 18. Nel giugno del 2016 la Corte Suprema degli Stati Uniti si è espressa contro la legge in vigore e quella decisione era stata definita la più importante in materia di aborto negli ultimi vent’anni.