La proposta di legge contro gli sprechi alimentari

Prevede incentivi per supermercati e ristoranti che vogliono donare le eccedenze di cibo e altri prodotti

(ERIC PIERMONT/AFP/Getty Images)
(ERIC PIERMONT/AFP/Getty Images)

Lunedì 14 marzo alla Camera dei deputati è iniziata la discussione del testo unificato di otto diverse proposte di legge per la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici. L’obiettivo è limitare gli sprechi, favorire il recupero dei prodotti ancora utilizzabili da parte delle associazioni di volontariato e facilitare le procedure di raccolta e distribuzione. Entro mercoledì la proposta dovrebbe essere votata (c’è un consenso generale di tutte le principali forze politiche) e a quel punto passerà al Senato per l’approvazione definitiva.

Si calcola che ogni anno in Italia vengano sprecate 5,1 milioni di tonnellate di cibo che potrebbero essere invece recuperate almeno in parte. In Italia ci sono oggi diverse iniziative di recupero promosse dai supermercati e da associazioni, come per esempio la Onlus Banco Alimentare (vicina al movimento cattolico Comunione e Liberazione, che ha contribuito alla stesura della proposta di legge attualmente in discussione) o Last Minute Market. Nel maggio del 2015 la Francia ha approvato una legge sugli sprechi alimentari basata sulla penalizzazione: i rivenditori con una superficie di oltre 400 metri quadrati sono obbligati a stipulare accordi con le associazioni benefiche, altrimenti rischiano multe fino a 75 mila euro e fino a due anni di carcere. La proposta di legge italiana punta invece sugli incentivi, sulla semplificazione burocratica e sulla creazione di un sistema che oltre le singole iniziative risolva il problema, ma di fatto non prevede nessun obbligo.

Il testo di legge unificato si intitola “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi”: è composto da 18 articoli. All’articolo 1 si spiegano nello specifico le finalità: favorire il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari, dei prodotti farmaceutici e di altri prodotti (abbigliamento, per esempio) a fini di solidarietà sociale, ridurre la produzione di rifiuti e promuovere il riuso e il riciclo, contribuire ad attività di ricerca, informazione e sensibilizzazione dei consumatori e delle istituzioni sulle materie oggetto della legge.

Per “eccedenze alimentari” si intendono quei prodotti alimentari, agricoli e agro-alimentari che mantengono i requisiti di igiene e sicurezza del prodotto, ma che sono rimasti invenduti, che sono stati ritirati dalla vendita, che sono rimanenze di attività promozionali, che stanno per scadere, che non sono idonei alla vendita per alterazioni dell’imballaggio, ma che comunque si sono ben conservati. Per “spreco alimentare” si intendono i prodotti alimentari scartati dalla catena e che, mancando un uso alternativo, sono destinati a essere smaltiti.

Attualmente le imprese, i ristoranti e i supermercati che vogliono donare le eccedenze devono presentare una dichiarazione cinque giorni prima. Con la nuova legge basterà invece una dichiarazione di riepilogo a fine mese, che garantisca la tracciabilità di quello che si è dato: dal documento di trasporto e dagli scontrini potrà essere scaricata l’IVA e la legge prevede un possibile sconto sulla tassa dei rifiuti proporzionale alla quantità di cibo donato. Gli operatori del settore alimentare potranno cedere gratuitamente le eccedenze, se vorranno farlo, alle associazioni di volontariato, che le ritireranno direttamente e le destineranno «a favore di persone indigenti». L’articolo 16 del testo unificato allarga la platea degli operatori che potranno ritirare le eccedenze, prima riservata solo alle ONLUS.

Le donazioni serviranno innanzitutto per il consumo delle persone, ma quelle non idonee potranno essere cedute per il consumo degli animali. Le cessioni – e questa è un’altra novità che prima non era disciplinata con chiarezza – saranno consentite anche oltre il termine minimo di conservazione (il “consumarsi preferibilmente entro il”) purché siano garantite l’integrità dell’imballaggio primario e le idonee condizioni di conservazione. Le eccedenze alimentari potranno essere ulteriormente trasformate e le associazioni potranno anche fare degli accordi con gli imprenditori agricoli per recuperare i prodotti che rimangono a terra durante la raccolta.

La nuova proposta prevede anche lo stanziamento di fondi: quello legato al cosiddetto “Tavolo indigenti” (che lavora con le associazioni, le industrie, la grande distribuzione e le organizzazioni agricole per acquistare derrate alimentari) sarà incrementato con 2 milioni di euro per il 2016. Poi è prevista l’istituzione di due nuovi fondi, ciascuno da 1 milione di euro: il primo dipenderà dal ministero dell’Agricoltura e servirà a finanziare ricerca e sviluppo nel campo delle confezioni, il secondo dipenderà invece dal ministero dell’Ambiente e promuoverà nei ristoranti l’uso di contenitori per portarsi a casa gli avanzi. La legge dice anche che le regioni «possono stipulare accordi o protocolli d’intesa per promuovere comportamenti responsabili e pratiche virtuose volti a ridurre lo spreco di cibo e per dotare gli operatori della ristorazione di contenitori riutilizzabili, realizzati in materiale riciclabile, idonei a consentire ai clienti l’asporto dei propri avanzi di cibo».

La legge interviene infine sui consumatori. Gli sprechi alimentari riguardano infatti non soltanto i produttori, i distributori e i ristoratori, ma anche i consumatori che producono il 43 per cento degli sprechi stessi. Per questo la proposta chiede una vasta sensibilizzazione sul tema in modo da rendere più consapevoli del problema tutte le parti in causa. La RAI e la radio dovranno assicurare un adeguato numero di ore dedicate all’argomento.