Cosa è successo sul gioco d’azzardo

Il governo è stato battuto su una mozione che chiede un blocco delle concessioni, le conseguenze saranno probabilmente poche, ma la questione si conferma sensibile

Giovedì 5 settembre, durante la seduta della mattina, il Senato ha approvato ad ampia maggioranza una mozione sul gioco d’azzardo che aveva ricevuto il parere contrario del governo. È molto probabile che le conseguenze concrete siano molto poche o addirittura nulle, ma il risultato conferma quanto il tema sia e sarà ancora delicato e controverso.

Nella mattina di giovedì, il Senato aveva discusso e approvato un ordine del giorno presentato dai rappresentanti di PD, PdL, Scelta Civica e SEL – votato poi anche dal M5S – in cui si impegnava il governo a prendere diverse iniziative per contrastare il gioco d’azzardo patologico, aumentare i controlli e limitare la pubblicità, sulla linea di quello che era già stato deciso nel cosiddetto “decreto Balduzzi” approvato dal governo Monti a fine 2012.

Le cose hanno preso una piega inaspettata quando si è votata una mozione sul gioco d’azzardo presentata da tutti i senatori della Lega Nord, con primo firmatario il senatore veneto Massimo Bitonci. La mozione, molto breve (qui il testo), era stata presentata a fine maggio e “impegna il Governo a varare in tempi rapidi, anche attraverso l’utilizzo di strumenti normativi d’urgenza, una moratoria di 12 mesi sul gioco d’azzardo on line e sui sistemi di gioco d’azzardo elettronico in luoghi pubblici e aperti al pubblico”. In sostanza, propone la sospensione della concessione delle licenze. Il governo, rappresentato dal sottosegretario per l’Economia Alberto Giorgetti, aveva dato parere contrario. La mozione è stata invece approvata.

Che cosa succede adesso
Malgrado il risultato del voto è quasi impossibile che la moratoria di un anno si realizzi davvero. La mozione è un atto parlamentare che dà un indirizzo al governo e “impegna” a fare qualcosa, ma il governo stesso può decidere di comportarsi diversamente senza che ci siano conseguenze dal punto di vista legale.

Il Ministero dell’Economia si è affrettato a rilasciare un comunicato stampa, già ieri, in cui spiega che la moratoria di un anno è impossibile per almeno quattro motivi (l’ultimo dei quali, in realtà, piuttosto opaco):

1) un contenzioso con i circa 200 operatori italiani ed esteri che hanno ottenuto la concessione;
2) la riapertura del contenzioso comunitario, dopo due procedure di infrazione chiuse nel 2010 a seguito della regolamentazione del mercato;
3) lo spostamento in massa di giocatori verso il mercato illegale;
4) la perdita della possibilità di contrastare, con strumenti mirati, il gioco problematico e patologico e l’accesso dei minori al gioco.

Il comunicato aggiunge anche che ci sarebbe “una forte diminuzione delle entrate in una fase estremamente delicata per la finanza pubblica” e la Stampa ha citato ieri “fonti vicine al ministero” secondo cui le possibili perdite causate da una moratoria sarebbero di circa sei miliardi di euro.

Le entrate relative al gioco d’azzardo hanno avuto un peso nelle decisioni del governo anche di recente: nell’ormai famoso decreto con cui è stata cancellata la prima rata del pagamento dell’IMU si stabilisce che circa 625 milioni di euro dovrebbero essere recuperati risolvendo un contenzioso aperto dal 2005 tra lo Stato e le concessionarie dell’ondata di slot machine degli ultimi anni (le cosiddette new slot). Le concessionarie sono in lite con lo Stato per il pagamento di una grande multa da 2,5 miliardi di euro.

Foto: AP Photo/Kamran Jebreili